“Fate questa verifica ma senza dare l’impressione di perseguitare il contribuente”. Sarebbe stata questa l’indicazione data dal maggiore Ettore Orfanello (nella foto), imputato nel maxi processo sul sistema Montante, insieme ad altre 29 persone. A raccontare l’episodio è il maresciallo della Guardia di Finanza Gioacchino Borzellino, sentito come teste nel corso dell’udienza di oggi del processo che si celebra a Caltanissetta. “Il maggiore Orfanello – ha detto il teste rispondendo alle domande del Pm Maurizio Bonaccorso – ci chiese di fare una verifica a una nuova società di Gela che doveva ottenere la certificazione antimafia. Si doveva fare questa verifica senza dare l’impressione al contribuente di essere particolarmente accaniti. Così ci disse Orfanello. Abbiamo fatto dunque la verifica e contestato l’omesso versamento di debiti tributari per diverse centinaia di migliaia di euro. Secondo il maggiore Orfanello eravamo andati troppo a fondo con la verifica. A quel punto avocò la trattazione di questo procedimento che venne assegnato al luogotenente Sanfilippo. In un altro episodio – ha raccontato poi Borzellino – una delle società da verificare era stata tolta dalla programmazione dell’anno 2011. Seppi che in quell’azienda lavorava la figlia del maggiore Orfanello”. A Borzellino è stato chiesto anche di quali fossero i rapporti tra Orfanello e l’imprenditore Massimo Romano, anche lui imputato nel processo. “Ero a conoscenza del fatto che la compagna del maggiore Orfanello lavorava in uno dei supermercati di Massimo Romano. Poi cominciò a lavorare per Confidi, il cui presidente era sempre Romano. Mi venne da fare una battuta sul fatto che a Caltanissetta c’era tanta disoccupazione ma questa donna riusciva a cambiare lavoro così facilmente".