Pubblicato il: 29/07/2014 alle 07:30
“Una comunità intera si è unita allo sciopero che i lavoratori dello stabilimento Eni di Gela e l’indotto si sono visti costretti ad organizzare. Dalle decisioni dei vertici del gruppo, dal governatore Crocetta, che non può sottrarsi alle proprie responsabilità, e a maggior ragione dal premier Renzi qualea zionista di riferimento dipende il futuro della Sicilia, già duramente penalizzata sotto il profilo economico e occupazionale. Ed è per tali ragioni che occorre capire bene quali siano i reali interessi in gioco che spingono la dirigenza a non essere per nulla trasparente, a cominciare dal fatto che le altre raffinerie siciliane ‘marciano’ regolarmente mentre qui a Gela si va a passo spedito verso un drastico dimensionamento produttivo. Queste spiegazioni dovrebbero però essere date anche dal ministro competente”.
Ad affermarlo il deputato del Nuovo Centrodestra Alessandro Pagano preannunciando la presentazione di un’interrogazione al ministro dello Sviluppo Economico.
“Altro elemento ‘opaco’, – prosegue – la riconversione della raffineria di Gela in bio raffineria. Se è notorio che negli scenari attuali le bio raffinerie registrano ingenti perdite, ed Eni non può non confermare questi risultati sin dai primi mesi di avvio della bio raffineria di Venezia, non si comprende allora come possa macinare utili una raffineria come Gela che ha costi fissi assai più elevati. L’oggettività dei fatti induce a ritenere che forse i ‘poteri forti’ che si riconoscono nel ministero dello Sviluppo economico appaiano molto più interessati al tema delle bonifiche. Se gli impianti si fermano forse qualcuno avrà interesse ad assegnare qualche centinaio di milioni di euro ai ‘soliti noti’ per i lavori di bonifica conseguenti alla riconversione”.
“Non vorremmo ma è inevitabile sospettare che il ragionamento alla base delle decisioni dei vertici del gruppo sembri essere: ‘Cosa importa se lo stabilimento è fermo e gli operai non lavorano e non si producono benzina e gasolio? L'importante è che Eni continui a pompare soldi alle solite imprese che operano nelle bonifiche e nei rifiuti’. E questa pare essere la ragione che spingerebbe anche il ministro dello Sviluppo economico a condividere la strategia Eni della riconversione raccontando a tutti la storiella della crisi ed ignorando o fingendo di ignorare le mosse della più grande società petrolifera al mondo, la Exxon, col suo maxi investimento in Europa”, conclude.