Pubblicato il: 31/07/2014 alle 08:05
“Se ci fossimo trovati in un Paese che ancora mantiene il sistema di relazioni democratiche l‘Eni avrebbe fatto un passo indietro, rivedendo il suo piano industriale e discutendo con i lavoratori e le istituzioni, tenendo presente che nessuno vuole imporre al gruppo di fare perdite ma di avere il coraggio di fare delle scelte”. Queste le parole del governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, entrando al ministero dello Sviluppo Economico, dove si è svolto il tavolo di confronto tra sindacati, Confindustria ed Eni sul caso Gela.
“La raffinazione perde ovunque ma si taglia solo al Sud – ha osservato Crocetta -. Il piano Eni in Sicilia avrebbe come conseguenza un abbattimento del Pil del 7%, se pensiamo che l’Isola ha perso dal 2007 al 2013 il 2% del Pil ogni anno, è chiaro che questa sarebbe la morte civile, sarebbe come condannare una regione a non uscire fuori dalla crisi”.
“Quello che cercheremo di evitare – aggiunge Crocetta – sono le industrie che quando hanno profitti si fanno i fatti loro ma quando arrivano le perdite le scaricano sulla collettività. Chi si occuperebbe delle bonifiche nel momento un cui l’Eni decidesse di andarsene da Gela, pensando di non avere più responsabilità sul territorio? C’e’ un passato che li insegue e che chiede giustizia, per le malattie e i morti. Quella zona, se non si bonifica, sarà inutilizzabile per qualunque altra attività e sarà un pericolo permanente. E’ inutile che dicono che chiudono la raffineria per ragioni ambientali, perché il problema non è la raffineria ma quello che c’è sotto, che non si vede e uccide”.