Processo per l’omicidio di Saman Abbas: oggi in aula l’ascolto dei testimoni dell’accusa davanti alla Corte di assise di Reggio Emilia. Il luogotenente Antonio Matassa, comandante del Norm della compagnia dei carabinieri di Guastalla, ha riferito i primi atti di indagine sulla scomparsa della ragazza pachistana, in ipotesi di accusa tra il 30 aprile e il primo maggio di quell'anno da cinque familiari. Ha raccontato di come il fratello della giovane – considerato un testimone chiave, viste le sue dichiarazioni accusatorie nei confronti dei parenti – il 15 maggio 2021 venne sentito dai carabinieri e improvvisamente ebbe come “un cedimento emozionale”. Dopo un'ora di audizione disse: “Adesso vi dico tutta la verità”. Da quel momento iniziò a parlare “in maniera libera” anche senza bisogno di domande, “sembrava che si stesse liberando”.
“A un certo punto – ha riferito il luogotenente – quando parlava di lei (della sorella, ndr), si è come accasciato in basso, mettendosi le mani sugli occhi, aveva gli occhi lucidi e gonfi e ha risposto con la voce tremula”. Dopo l'audizione l'ipotesi investigativa diventò quella “dell'omicidio in ambito familiare”: visti i video e altri elementi raccolti “e le dichiarazioni del minore”. All'epoca 16enne, era stato rintracciato vicino alla frontiera ligure, mentre si stava allontanando insieme allo zio Danish Hasnain e fu portato in una comunità protetta.
Il luogotenente Matassa ha ricordato anche le prime fasi delle ricerche di Saman. Il casolare diroccato dove il corpo della ragazza è stato trovato sotterrato lo scorso 18 novembre, è “il primo luogo dove andammo a vedere: per struttura e distanza” dalla casa familiare “era quello che meglio si prestava a nascondere un corpo”. Il testimone ha detto che quel casolare, a circa 700 metri dalla casa dove viveva la famiglia, era un "un rudere, diroccato, con parti crollate, sottoposto a vincoli”. “Ci siamo andati con le unità cinofile”, ma i cani specializzati nelle ricerche in quell'edificio non segnalarono nulla. Furono anche svuotati i canali di irrigazione, controllati i pozzi e le porcilaie. E il raggio venne allargato, “dalle serre in avanti”. Gli investigatori sono poi andati a scavare nel rudere a novembre scorso, su indicazione di uno degli imputati, lo zio di Saman, Danish Hasnain, che li ha portati nel luogo, riferendo di aver accompagnato, la notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, i due cugini a seppellire il corpo della giovane parente.