Pubblicato il: 15/05/2023 alle 19:49
(fonte Blogsicilia.it) Si è concluso con due condanne, una assoluzione e la dichiarazione di prescrizione per due imputati il processo nato dall’inchiesta su una serie di interventi estetici fatti passare per funzionali, cioè necessari a salvaguardare la salute dei pazienti e perciò a carico del Servizio Sanitario. La terza sezione del tribunale di Palermo ha condannato a 7 anni l’ex primario del reparto di Chirurgia maxillo-facciale Matteo Tutino e a 4 l’ex manager di Villa Sofia Giacomo Sampieri.
Tutino e Samperi interdetti per 5 anni da uffici pubblici
Entrambi sono stati interdetti per 5 anni dai pubblici uffici e dovranno risarcire le parti civili: l’assessorato regionale alla Salute, l’ospedale e l’Ordine dei Medici a cui sono state riconosciute provvisionali immediatamente esecutive che vanno dai 15 ai 25mila euro.
Le accuse
Tutino e Sampieri erano accusati di truffa, peculato e falso. Assolto il dirigente del dipartimento di Anestesia del nosocomio Damiano Mazzarese, mentre sono state dichiarate prescritte le imputazioni contestate all’ispettore della Digos Giuseppe Scaletta e alla genetista Mirta Baiamonte.
La vicenda
Medico personale dell’ex governatore Rosario Crocetta, Tutino finì agli arresti domiciliari. Secondo i carabinieri del Nas, avrebbe eseguito nella struttura pubblica, spacciandoli per “funzionali” e quindi mettendoli a carico del Servizio sanitario Nazionale, interventi di chirurgia estetica. Oltre ai dati emersi dalle analisi documentali, contro il chirurgo ci furono anche le testimonianze di alcuni colleghi che, per essersi opposti alla sua gestione disinvolta del reparto, hanno subito vessazioni e denunce (poi archiviate). L’inchiesta, oltre a mettere in luce i lauti guadagni incassati da Tutino che, per ogni intervento eseguito indebitamente nella struttura pubblica prendeva tra i 2000 e i 3500 euro, tracciò un ritratto inquietante del protagonista della vicenda: un uomo, scrisse il gip che ne dispose l’arresto, in grado di piegare ai propri fini anche personaggi gerarchicamente a lui sovraordinati, come Sampieri. Quest’ultimo, ad esempio, avrebbe impedito che avesse corso un procedimento disciplinare a carico del chirurgo.
L’ex chirurgo plastico, inoltre, avrebbe mentito nella domanda per diventare primario, dichiarando di non avere precedenti penali. Nel suo casellario giudiziale c’era invece una sentenza di condanna definitiva per omicidio colposo. Nell’indagine finirono anche gli accertamenti sulla cosiddetta “banca dei tessuti” a Villa Sofia. Secondo gli inquirenti, Tutino, avrebbe scelto l’Ivf mediterranean centre della biologa Mirta Bajamonte come partner per l’istituzione della banca dei tessuti nonostante fosse necessaria una gara pubblica. Scaletta si sarebbe dato da fare perchè l’affare andasse in porto al più presto.
I pm Giacomo Brandini e Andrea Zoppi, della procura di Palermo, hanno chiesto 7 anni per Matteo Tutino, chirurgo plastico e medico personale dell’ex presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, imputato di peculato e falso, e un anno e 6 mesi per l’ex dirigente del dipartimento di Anestesia e rianimazione dell’ospedale di Villa Sofia, Damiano Mazzarese.
Richieste due assoluzioni
Due le assoluzioni proposte dagli stessi rappresentanti dell’accusa: riguardano reati specifici – il concorso nel peculato commesso da Tutino – contestati all’ex manager dell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello, Giacomo Sampieri, e allo stesso Mazzarese. Per il resto questi stessi imputati (e Tutino) secondo i pubblici ministeri vanno prosciolti per prescrizione da tutte le altre contestazioni. Stessa richiesta per l’ispettore di polizia Giuseppe Scaletta, già in servizio alla Digos, e per la moglie, la genetista Mirta Baiamonte.
I fatti
Molti dei fatti contestati risalgono al 2013-2014: Tutino, secondo l’accusa, avrebbe utilizzato il reparto di Villa Sofia, che si trovò a dirigere dopo un concorso contestato da altri concorrenti al posto di primario, per eseguire interventi di chirurgia estetica, contrabbandandoli per operazioni di chirurgia plastica da svolgere a carico del Servizio sanitario nazionale. Il medico fu al centro di un caso legato a un falso scoop dell’Espresso, che pubblicò il testo di una intercettazione, poi risultata inesistente, fra lo stesso Tutino e Crocetta, al quale avrebbe rivolto la frase: «La Borsellino (Lucia, assessore regionale alla Salute e figlia del giudice Paolo, ndr) va fatta fuori come il padre». Il gruppo editoriale e i giornalisti autori dell’articolo sono stati condannati rispettivamente in sede civile e penale.
L’intercettazione
Il giudice della quinta sezione penale di Palermo Salvatore Flaccovio ha condannato i giornalisti ex collaboratori dell’Espresso Piero Messina e Maurizio Zoppi a un anno e 4 mesi di reclusione, pena sospesa. La procura aveva chiesto la condanna a 3 anni ciascuno. I due imputati rispondevano anche di pubblicazione di notizie false, reato prescritto. La vicenda risale al 2015 quando un articolo del settimanale a firma di Messina e Zoppi rivelò il contenuto di una intercettazione, poi rivelatasi inesistente, tra l’ex governatore siciliano Rosario Crocetta e l’ex primario dell’ospedale Villa Sofia Matteo Tutino, all’epoca indagato per truffa.