Pubblicato il: 25/01/2025 alle 11:11
“Le priorità della Direzione distrettuale antimafia sono da individuare nelle indagini, molto complesse e assai delicate, purtroppo ancora necessarie nonostante il tempo trascorso, sulle stragi del 1992, nonché nelle indagini riguardanti soprattutto il mandamento mafioso di Gela”. Lo ha affermato illustrando la sua relazione l’attuale presidente reggente della Corte d’Appello di Caltanissetta Giuseppe Melisenda Giambertoni durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
Melisenda ha rimarcato come in provincia di Caltanissetta sia meritevole di particolare attenzione la situazione gelese (Gela, Mazzarino e Niscemi), accomunata dalla contestuale presenza sin dalla fine degli anni 80 del secolo scorso di due distinte organizzazioni mafiose, endemiche ormai nell’area, ‘Cosa Nostra' e ‘Stidda'. che in passato hanno avuto momenti di scontro violentissimo ma da tempo hanno preferito optare per una convivenza pacifica”.
La Stidda “benché colpita da un’operazione di ampio respiro alla fine del 2019 (‘Stella cadente') – ha proseguito il presidente della Corte d’appello – sembra voler mantenere una presenza più visibile e una certa forza di intimidazione militare. Sul territorio di Gela, le organizzazioni mafiose, prima molto impegnate nelle attività estorsive, sembrano aver dato preferenza negli ultimi anni alle attività di traffico di stupefacenti. Rispetto al passato non può non rilevarsi una minore strutturazione gerarchica; ciò non ne attenua la pericolosità, anzi paradossalmente rende più probabile il ricorso alla violenza. Continua comunque ad essere molto forte il senso di appartenenza ai sodalizi mafiosi”.
“Malgrado il minore rigore gerarchico – ha proseguito il presidente – i nuovi affiliati non risultano meno pericolosi ed anzi si è riscontrato un facile ricorso alla violenza anche per futili motivi, senza un sufficiente controllo da parte dei vertici criminali; ciò si evince anche dai numerosi scontri violenti e tentati omicidi per i quali si è proceduto”.