Pubblicato il: 17/05/2022 alle 21:03
“Oggi il rischio è quello di pensare che se la mafia non uccide più non è pericolosa come un tempo. Ma non è così. Se si lasciano tre “scassapagliari” liberi di fare, in un anno e mezzo avranno creato un’associazione, solitamente mediante il metodo delle estorsioni, e in tre anni avremo un nuovo mandamento”. Lo ha detto il procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca nel corso dell’evento organizzato dall’Ansa L’eredità di Falcone e Borsellino. Ad intervenire nel dibattito, moderato dal caporedattore di Ansa Sicilia Franco Nuccio, anche il consigliere di Corte d’Appello Giovanbattista Tona. “Falcone e Borsellino – ha ricordato De Luca – erano due magistrati un passo avanti agli altri. Il metodo Falcone ha fatto sì che dopo le stragi, l’Italia divenisse punto di riferimento per il contrasto alle mafie in tutto il mondo, proprio perché era un metodo all’avanguardia. Io ero appena entrato in magistratura quando li conobbi e purtroppo poi, proprio per via delle stragi, non ho avuto più la fortuna e l'onore di lavorare con loro”.
“La vicenda delle indagini sulle stragi – ha aggiunto Tona – va anche compresa nella sua enormità. E’ enorme il flusso di dati e anche di dati potenzialmente inquinanti che si sono abbattuti sulle autorità investigative e giudiziarie. Al di là del depistaggio, voluto o subito, va tenuta presente l’oggettiva complessità e difficoltà di gestire un flusso di suggestioni che hanno inondato la materia delle stragi e hanno inondato i fascicoli giudiziari. Dal ’94 in poi nei vari faldoni troviamo tanti tentativi di depistaggio. Noto, con un certo rammarico, come se di questo dato di complessità non si tenesse conto”.