Pubblicato il: 15/11/2024 alle 10:50
Quando entri in una comunità penale per minori non sai cosa aspettarti. Come saranno i ragazzi? Mi parleranno? Si apriranno? Sono otto quelli che vivono all'interno di Mamma Carolina, comunità penale per minori della cooperativa sociale Etnos di Caltanissetta. All'inizio ti salutano con diffidenza. Ti guardano di sottecchi, ti studiano, sono curiosi. Alla fine a parlare è il più grande. Ha 18 anni, una vita intensa alle spalle. Come quella di un uomo adulto. Ed è da uomo adulto che parla. Per lui i 9 mesi di Mamma Carolina sono stati 9 mesi intensi, 9 mesi in cui ha cambiato anche molti modi di pensare. “Uscendo da qua voglio lavorare, qualsiasi lavoro basta che vivo una vita onesta”. Lo dice sotto gli occhi orgogliosi degli operatori che credono nel percorso dei ragazzi. Operatori che si impegnano giorno per giorno affinché i ragazzi, usciti da lì, abbiano una nuova vita. Per Francesca Milia, Roberta Militello, Giuseppe Guagliardo, Erika Pizzo, Nancy Bentivegna, Mohcine Trari, Rawnak Mohamed, Denise Bufalino, guidati dalla responsabile Paola Anzalone, e dalla sua vice Tania Costa, quello all'interno di Mamma Carolina non è solo un lavoro. E' una vera e propria scommessa: riuscire a dare un futuro più roseo a ragazzi che spesso hanno avuto una vita difficile che, in molti casi, non gli ha offerto grandi possibilità se non quelle di vivere per strada cacciandosi in dei guai più o meno grossi. Gli operatori cercano di far vivere loro una vita quanto più possibile normale. E alla fine, può sembrare strano, ma dentro Mamma Carolina sembra di stare in famiglia. Certo una famiglia particolare ma per i ragazzi gli operatori sono punti di riferimento. Ed è così che ad ognuno di loro vengono assegnate le pulizie da fare, le mansioni da svolgere. L'obiettivo è quello di responsabilizzarli. A loro volta i ragazzi concordano con gli operatori il piatto della giornata. E ritrovarsi davanti a un piatto di pasta e lenticchie diventa un momento di condivisione. Può sembrare strano ma Mamma Carolina può trasformarsi anche in un luogo di integrazione. Al suo interno tre minori stranieri non accompagnati, ragazzi arrivati a 15 anni dall'Egitto e dalla Tunisia senza genitori, e senza portare nulla con loro, se non pochi effetti personali – che privi di qualsiasi riferimento hanno fatto in fretta a cacciarsi nei guai – convivono tranquillamente con i loro coetanei. Certo non mancano le liti, tra chi vorrebbe ascoltare musica araba e chi preferisce la neomelodica, il tutto ovviamente e rigorosamente ad alto volume, ma alla fine tutto rientra e ci si scambiano battute e pacche sulle spalle, come vecchi amici. E affinché la vita dei ragazzi sia veramente una vita normale ecco che non mancano le attività al di fuori della comunità: si va in visita ai nonnini della casa di riposo a giocare con loro, all'orto sociale del quartiere Angeli per prendersi cura degli ortaggi, a scuola per imparare o al corso di ricamo creativo per creare magliette e cappellini con tipiche frasi siciliane. E in vista del banco alimentare di domani, sabato 16 novembre, i ragazzi saranno impegnati per tutto il pomeriggio davanti la Md di via Pietro Leone per raccogliere beni di prima necessità da destinare ai più poveri. I ragazzi dopo pranzo mostrano orgogliosi il cartellone che hanno realizzato per il presidente della cooperativa Fabio Ruvolo, appena dimesso dall'ospedale dopo due interventi in Emodinamica. “Questo è il sole perché dopo un momento buio è uscito di nuovo fuori, questo è il tuo cuore che ha ricominciato a battere, e questo – dice uno dei ragazzi mostrando il simbolo dell'infinito – è l'infinità di bene che ti vogliamo”. E io sono Abdul dice l'altro giovane egiziano che teneva il cartellone tra gli applausi e le risate di tutti quelli che sono attorno.