Pubblicato il: 16/09/2015 alle 10:25
A cura di Agata Damante
“Noi siamo il circo, non perderemo mai la convinzione che siamo il più bello spettacolo del mondo, noi salatissimo sale della terra”, con queste esclamazioni in una notte d'estate catanese ha inizio lo spettacolo.
Gli attori al centro del palcoscenico, dopo essersi presentati al loro pubblico, si sono disfatti delle parole appena pronunciate gettando i fogli sul proscenio, come a volersene liberare. Simbolo cardine della loro esistenza itinerante, una valigia di cartone marrone che primeggia sulla scena iniziale.
Ntonia e Pasqualinu, andato in scena il 13 settembre a Catania presso il cortile Platamone nell'omonimo palazzo, non è soltanto un adattamento scenico, bensì una giostra incantata di colori e suoni che hanno entusiasmato il pubblico in un susseguirsi di flash teatrali in bilico fra la dimensione onirica e la magia.
Un gruppo di cantastorie e musicisti girovaghi piomba alla “fera ‘o luni” a Catania per raccontare, attraverso dei policromi cartelloni illustrati, la triste storia di un amore surreale e metaforico che ebbe inizio nel 1965, quando il Circo di Darix Togni donó alla città un'anziana elefantessa.
La vicenda è stata ricostruita nel racconto “Toni e Pasqualinu ”, inserito nel volume “Gran Circo Catania” di Giuseppe Lazzaro Danzuso, che ne ha tratto un copione teatrale.
La compagnia Schizzid’Arte in collaborazione con Il Cantiere diretto da Paolo Filippini, per la regia di Cinzia Caminiti Nicotra, ha prodotto e ideato questa felice commedia in musica. La scena si apriva con il sorgere del sole e il risveglio del mercato dove un “coro” sfoggiava con le abbanniate tipiche i vizi e le virtù di una Catania mai cambiata. I Tessuti che svolazzano passati tra le mani dei circensi, le stoffe che avvolgono la scenografia e persino gli abiti dei protagonisti, erano una allegoria della coloratissima vita di una città che è come un circo, ed insieme la malinconia di quell'animo umano che si ritrova travolto dalle sue variopinte illusioni cromatiche.
Pasqualinu, poeticamente interpretato dal giovane Salvo Lombardo, è il protagonista indiscusso della vicenda, pescatore di Ognina, ragazzo dolce e ammaliante, innamorato di Ntonia, l'anziana pachiderma. Nel suo cuore vi è scolpito l'elefante come il padre e la famiglia, null'altro di un cittadino che ama la sua Catania, e lei dall'alto dei suoi ottomila chili è il suo rifugio. Arrivata in scena allegramente accompagnata da musicisti e giocolieri, l'elefantessa incontra quel giovane, ed egli senza esitazione ne incoraggia l'affetto, come nella canzone “Abballimi Ntonia e fammi Addumari” esaltandone la bellezza; una miscela di due anime lontane ma vicine per la stessa straordinaria matrice del creato che è l'amore. Quando Ntonia muore Pasqualinu sulla scena piange, si dispera e soltanto nel sogno rincontrando la sua amata ritroverà la gioia di quell'amore perduto, reso al pubblico con le danze festose di tutti i protagonisti e da un delizioso intermezzo: dai balconi quattrocenteschi della location i fuochi pirotecnici dei maestri Vaccalluzzo, incantando la platea gremita, colorarono il cielo.
Poi, il teatro delle guarattelle, altra allegoria della realtà, ove tre anziani seduti sulla loro abituale panchina si raccontano e narrano, in maniera estremamente comica ed esilarante gli eventi della società a loro odierna.
Infine tra giochi e musica la regista ha trovato spazio persino per il palato: “i Viscotta da Monica sanNu di zuccuru anici e d'amuri” distribuiti durante lo spettacolo dagli stessi piccoli attori, segno tangibile della tradizione e dei profumi della nostra terra.
‘Ntonia e Pasqualinu: tratto da Gran Circo Catania
adattamento teatrale di Giuseppe Lazzaro Danzuso
Personaggi e interpreti:
Cinzia Caminiti Nicotra: Regista e ideatrice dei coloratissimi costumi, nel ruolo in scena di capocomico e intensa interprete dei canti
Paolo Capodanno: direttore d’orchestra sul palco e autore delle efficacissime musiche originali eseguite dal vivo
Paolo Filippini fisarmonicista e coreografo, con Rosalba Sinesio scenografa e autrice dell’elefanrte e delle guarattelle, sono i cuntastori e insieme, con loro bislacca parlata rappresentano una esilarante e stramba accoppiata di martogliana memoria.
Stefano La Rosa: Musicista polistrumentista e anima “saputella” della strampalata compagnia girovaga nonché felice interprete del tronfio e “acculturato” Avvocato Albanese Salvo Lombardo è il tenero Pasqualino
Marco Caruso il “manovratore e interprete” dell’elefantessa ‘Ntonia il piccolo Mario Pulvirenti, “niputeddu Nunzio arricogghi sordi”.
Salvo Di Bella, Daniela Fichera, Doriana Lo Castro, Riccardo Cavallaro, Maria Stella De Luca, Giulia di Paola propongono magistralmente un coro di mercanti: Vuci ‘i populu. Tutti insieme una cosa sola Catania.
I bambini della Scuola di recitazione “il Cantiere” diretta da Paolo Filippini sono i picciriddi nonchè gli abili esecutori durante la parata dei numeri circensi e di giocoleria.
Guest star della serata “Il Gatto blu” (Gino Astorina, Luciano Messina e Nuccio Morabito) che hanno prestato le voci all’apprezzatissimo teatrino delle guaratelle.
I viscotta da monica e i jochi ‘i focu i più gratiti fuoriprogramma finali.