Pubblicato il: 29/02/2024 alle 17:30
(di Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Non abusò del suo potere. E le contestazioni a suo carico, ora, si sono definitivamente sciolte come neve al sole. Anche se la condanna in primo grado gli era costata la decadenza dalla carica di sindaco per otto mesi. Una rimozione scattata sulla base della legge anticorruzione. Fino a quando poi, nel secondo passaggio in aula, la corte d’Appello ha ribaltato il precedente verdetto.
È stata adesso la Suprema Corte a cristallizzare l’incolpevolezza del sindaco uscente di Sutera, Giuseppe Grizzanti (assistito dagli avvocati Giovanni Maggio e Michele Ambra) assolto dall’ipotesi di abuso d’ufficio in maniera ormai irrevocabile. Sì perché è stato rigettato il ricorso presentato dalla procura generale nissena e dalla parte civile che lo aveva trascinato in giudizio, l’allora consigliere di minoranza Rosario Maniscalco (assistito dall’avvocatessa Vanessa Di Gloria).
E, oltre alla giustizia penale, anche sotto il profilo amministrativo il Tar di Palermo ha fatto pendere l’ago della bilancia dalla parte dell’ex sindaco. Anche se, sull’onda di questo pronunciamento, è stato proposto un ricorso e sarà in tal senso il Consiglio di giustizia amministrativa della regione Sicilia a decidere. La vicenda ruota attorno a tre ordinanze emesse dall’allora sindaco per consentire il passaggio su una strada comunale. In particolare il collegamento tra la via Milena e contrada Fosse. Arteria che a un certo punto, cinque anni addietro, l’allora consigliere comunale avrebbe chiuso al passaggio pubblico installando due cancelli, catene e piante che ne avrebbero impedito il transito.
Da qui i tre provvedimenti del sindaco per la riapertura di quella strada al pubblico. Ma quelle ordinanze, alla fine, sono costate a Grizzanti il rinvio a giudizio con l’accusa di abuso d’ufficio. E, al termine del processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato, è stato condannato a un anno di reclusione. Era il 12 maggio del 2022. E, per la «legge Severino», è decaduto dalla carica. Nel successivo appello il verdetto è stato totalmente riformato. Sì, perché il 31 gennaio dello scorso anno, la Corte presieduta da Giovanbattista Tona (consiglieri Alberto Davico e Salvatore Carmelo Faro Faussone) lo ha assolto perché «il fatto non sussiste».
Sentenza che è stata impugnata da procura generale e parte civile, ma gli «ermellini», adesso, hanno rigettato i ricorsi. Così come anche il tribunale amministrativo ha poi respinto sia la richiesta la richiesta sospensiva del reintegro, che entrando nel merito della questione, dando così ragione al sindaco. Ora, sotto il profilo amministrativo, tocca al Cga decidere.