Pubblicato il: 13/04/2024 alle 10:44
(dalla prefazione del giornalista Giovanni Franco) Erano quattro amici al bar Kennedy, tutti coetanei, che nei mitici anni ’70, a Caltanissetta, definita “la piccola Atene” da Domenico Zappone, intellettuale e giornalista calabrese, amico di Leonardo Sciascia, furono “presi per incantamento” dalla fotografia. Una passione lunga oltre 50 anni, la loro. Come solisti di un’unica orchestra, gli scatti di Michele Ginevra, Pietro Ginevra, Edmondo lannello e Filippo Sproviero, compongono una sinfonia che segue lo stesso spartito: quello delle emozioni che rimangono impresse nella memoria. Alternando l’uso del colore con quello del bianco e nero, il “quartetto nisseno” racconta spaccati di vita. “La fotografia è una mannaia che coglie nell’eternità l’istante che l’ha abbagliata”, sosteneva Henri Cartier-Bresson. Le loro opere saranno esposte nella mostra “Quattro amici full frame”, che si aprirà nelle sale del Palazzo Moncada a Caltanissetta sabato 13 aprile alle 17:30 con intervento di Amedeo Falci, fotografo naturalista.
Michele Ginevra gioca con i ghirigori delle gocce di pioggia che si fondano in una tavolozza di colori in digitale. “Non sono un uomo d’estate. E questo, spesso, si riflette nella mia fotografia e mi spinge a uscire da casa con la fotocamera al collo nelle giornate di pioggia, di neve e di nebbia, prediligendo comunque inquadrature dove l’elemento umano sia inserito nel contesto urbano”, afferma.
Pietro Ginevra dice di amare la “street photography”. Bambini, anziani, donne sono ripresi dal suo obiettivo mentre recitano in un palcoscenico a cielo aperto. “Hanno definito le mie fotografie tristi; – sottolinea – non so, forse inconsciamente vedo la realtà che mi circonda con occhio triste. Io preferisco definirle di volta in volta, irrazionali, surreali, essenziali, concettuali, silenziose, quasi mute”.
Edmondo Iannello sostiene di “essere affascinato dalla bellezza e dalla complessità della vita urbana”. “Nelle mie fotografie cerco di raccontare storie di persone comuni, catturate nei loro momenti più autentici”, dice. Sono immagini scattate in bianco e nero in memoria di quei fotogrammi su pellicola che si stampavano in camera oscura. Intere nottate o lunghe giornate di fronte ad un ingranditore e alle bacinelle con gli acidi. Le sue riproduzioni colgono l’attimo fuggente della “gente comune” ritratta in vari gesti ed espressioni del quotidiano, tra il sognante e l’ironico.
Filippo Sproviero, è una sorta di “guru” di questo gruppo. È stato lui infatti, a trasmettere a quei ventenni, l'infatuazione per la pellicola. Le opere che presenta sono “sonore”, guardandole ci si immerge nel mondo del jazz contemporaneo dei grandi autori alle prese con i loro strumenti. Fra i musicisti ritratti Keith Jarrett, Cassandra Wilson, Paolo Fresu, Sonny Rollins, Hiromi Uehara, Brad Mehldau, Richard Galliano e Carla Bley, per citarne qualcuno.
Gli autori di questo libro-catalogo festeggiano i 44 anni dalla costituzione del “gruppo culturale dell’immagine” che fondarono agli inizi degli scorsi anni ’80.
Per i successivi dieci anni dalla nascita, l’associazione organizzò reportage su temi sociali, sulle tradizioni popolari, sui beni culturali e ambientali, pubblicazione di libri e allestimento di diverse esposizioni. “Abbiamo fatto mostre anche di ‘denuncia’ specie nell’ambito della tutela del patrimonio artistico del nostro territorio, e pubblicato due libri. La sede del gruppo era in via Lombardo Radice a Caltanissetta. Nei suoi locali era stata montata anche una camera oscura completa dove si sviluppava e stampava in bianco e nero e negli ultimi tempi anche a colori. Nell’arco degli anni si sono avvicendati vari soci (circa una trentina) ma quelli stabili, dalla fondazione fino alla chiusura avvenuta più o meno nel 1990, siamo stati noi quattro”, ricordano Michele, Filippo, Pietro ed Edmondo.
Ma che clima culturale si respirava in quella città del centro della Sicilia? “Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, Caltanissetta visse l’ultimo sprazzo della sua vivacità intellettuale – spiega il saggista e giornalista Enzo d’Antona, originario di Riesi – Per tutto il Novecento la città era stata al centro di una serie di movimenti e iniziative, forse anche a causa dell’industria zolfifera in quelle zone che la rendeva più aperta rispetto al mondo rurale che la circondava. Oltre alla presenza di intellettuali e operai antifascisti spiccava lì la lunga permanenza di Vitaliano Brancati, che insegnava al Magistrale, frequentato in quel periodo da Leonardo Sciascia e Stefano Vilardo. Nel dopoguerra giornalisti letterari, come Mario Farinella e altri tenevano viva la tradizione. Sciascia richiamava autori da tutto il mondo. Questo aiutava la crescita di giovani pittori, poeti, artisti che si riunivano in circoli e associazioni. L’epicentro era la libreria dell’editore Salvatore Sciascia (non era parente dello scrittore), poi c’erano Il Foglio d’Arte, giornale-associazione e altri gruppi, e anche un’associazione di poeti scrittori che si chiamava No Filter. Il gruppo culturale dell’immagine fu fondato quando già la città culturalmente declinava. Sciascia venne trasferito a Palermo, e iniziò anche l’emigrazione dei cervelli”. Negli scorsi anni '70 anni aprirono inoltre i battenti nuove emittenti radio-televisive locali, come Telenissa, Tele Centro Sicula e Radio Cl-1. Oggi a tenere viva la tradizione artistica ci hanno pensato questi quattro fotografi che con i loro obiettivi hanno scritto un pezzo di storia in ricordo di quegli anni.