Pubblicato il: 05/09/2020 alle 19:57
Due casi di icuts, in pazienti risultati positivi al coronavirus, sono all’attenzione del reparto di Neurologia dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta diretto dal primario Michele Vecchio. Si tratta di due persone, entrambe settantenni, ricoverate nel giro degli ultimi 10 giorni e che suscitano particolare interesse per l’eventuale connessione tra l’ictus e il covid-19. La prima paziente è stata già dimessa, l’altra invece versa in condizioni più gravi. Ricoverata in Malattie Infettive è seguita costantemente dai medici del reparto di Neurologia. I due casi sono emersi nel corso del congresso “Highlights in Neurology, special edition “Neuro-Covid-19”, organizzato da Michele Vecchio, che ricopre anche la carica di presidente regionale della Società Italiana di Neurologia. “Il motivo per cui abbiamo organizzato un congresso su “Neuro-Covid” – spiega il dottore Vecchio – lo abbiamo sperimentato proprio in questi giorni, sul campo, all’ospedale Sant’Elia. Due giorni fa abbiamo ricoverato una paziente con ictus cerebrale grave, con emiplegia destra e afasia, e che, sottoposta a tampone in area di emergenza si è rivelata positiva al Covid-19. E’ il secondo caso nel giro di 10 giorni. Il primo caso ha riguardato una paziente che era giunta in pronto soccorso con una sintomatologia neurologica aspecifica, anche lei risultata positiva al Covid-19. Nell’ultima paziente ricoverata, nel corso degli accertamenti, abbiamo riscontrato una importante lesione ischemica nella regione del ponte. Siccome non aveva una manifestazione clinica di ictus, noi avremmo chiamato questa forma un “camaleont stroke”, cioè un incuts che si presenta sotto un’altra forma. Cioè in base alla lesione ischemica ci aspettavamo dei danni neurologici molto più rilevanti rispetto a quello che abbiamo visto. Questa volta questo “camaleont stroke” era anche covid. Ecco questo sarà un meccanismo di studio, di osservazione e di valutazione anche futura. E’ il secondo ictus, covid-19 nel giro di 10 giorni, e adesso dobbiamo vedere se i tempi di cura, i tempi di recupero, la prognosi, la disabilità e la risposta alle terapie sono condizionate dalla presenza del Covid-19. Questo è tutto ciò che impareremo sul campo. Abbiamo visto nella letteratura internazionale che la presenza del Covid-19 in ambito neurologico è evidente e allora dobbiamo vedere come la condizionerà. E cioè il paziente peggiorerà? Risponderà meno alle terapie? Il paziente avrà più possibilità di avere complicanze da covid? Queste sono le domande che dovranno trovare una risposta. L’allettamento obbligatorio spesso è foriero di complicanze respiratorie, e dovremo capire se queste ultime saranno aggravate o meno”.