Pubblicato il: 05/10/2024 alle 11:13
La pietra tombale alla sua condanna per omicidio è arrivata dalla Cassazione. Sì, perché ha confermato, per un riesino, la condanna a 22 anni di carcere per un delitto che per sei anni s’è trasformato in una lupara bianca.
Niente sconti sulla pena per il quarantanovenne Salvatore Tambè ritenuto coinvolto nel delitto del quarantaduenne di nazionalità albanese, Astrit Lamaj , sparito nel gennaio del 2013 e cui resti sono stati trovati nel gennaio 2022 fa in una villetta del Monzese. Nei confronti dell’imputato (assistito dall’avvocato Mirko La Martina), si sono costituiti parti civili i fratelli della vittima.
L’albanese, secondo la tesi accusatoria, sarebbe stato ucciso su mandato della riesina Carmela Sciacchitano, già condannata per questo omicidio. Sì perché la donna non avrebbe digerito la rottura del rapporto sentimentale tra loro e, peraltro, lo avrebbe ritenuto l’autore di un grosso furto di preziosi – gioielli centomila euro – subito in casa.
Lamaj sarebbe stato poi ucciso, il 15 gennaio 2013 , all’interno di un garage di Muggiò appartenente al figlio al figlio del boss di Riesi ma la cui posizione è stata poi archiviata. Il pretesto sarebbe stata una fornitura di cocaina.
Tambè, secondo gli inquirenti, sarebbe stato tra coloro che avrebbero immobilizzato la vittima mentre altri lo avrebbero strangolato con un filo di nylon. Ma lui, l’imputato, a tutt’oggi grida forte la sua estraneità. Con considerazioni al vetriolo nei confronti del suo grande accusatore, l’ex imprenditore riesino Carmelo Arlotta che poi ha saltato il fosso avviando un rapporto di collaborazione con la giustizia. È stato lui a tirarlo in ballo per l’agguato nel Milanese.
«È solo per rancore nei miei confronti che mi accusa», s’è sempre difeso Tambè. A supporto di questa sua teoria ha prospettato intercettazioni telefoniche e diversi altri atti ancora che viaggerebbero in questa direzione. E a smentire lo stesso pentito che lo ha inchiodato sarebbe proprio il fratello, Angelo Arlotta – che per il delitto Lamaj è stato definitivamente assolto – anch’egli collaborante e cognato di Tambè. Angelo Arlotta ha sconfessato su tutti i fronti il fratello Carmelo, a cominciare da luogo in cui quell’omicidio si sarebbe consumato. Sì perché lo avrebbe indicato non in quel garage di via Montegrappa ma in un piccolo appartamento di a un loro cugino – poi condannato a 3 anni per soppressione di cadavere – fino poi ad arrivare ai coinvolti in quell’imboscata. E lui, Angelo Arlotta, Tambè lo ha sempre tirato fuori.