Pubblicato il: 20/10/2023 alle 10:04
Si è parlato spesso dello stile di vita di Alessia Pifferi, la donna accusata di omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi, a Milano. Nel suo appartamento sono stati ritrovati più di 30 abiti da sera, foto di una serata in limousine e perfino un'aragosta nel frigo nel quale, però, non c'era traccia di cibo per bambini. Ma Alessia Pifferi, seppur desiderasse uno stile di vita agiato, non viveva nel lusso. Ne parla a "Pomeriggio Cinque" la legale Alessia Pontenani che rivela: "Alessia non faceva una bella vita, era una donna abbandonata da tutti che veniva sfruttata sessualmente da tutti quelli che aveva vicino. Si è prostituita per 20, 40 euro per racimolare i soldi per quella famosa serata in limousine".
Alessia Pifferi non è stata in grado di prendersi cura della sua bambina. Una condizione che secondo la difesa della 37enne deriverebbe dall'incapacità psichica della donna che aveva "partorito nel water a casa del compagno". "Nel suo caso c'è stata una negazione della gravidanza, nessuno si è mai accorto che fosse incinta", considera Pontenani.
Intanto la 37enne è detenuta nel carcere di San Vittore, a Milano, in regime di isolamento da circa un anno. "Ha dei seri problemi con le altre detenute che la minacciano e se la trovano in giro la picchiano, quindi non può uscire – fa sapere il legale -. Non è in grado di lavorare e l'unica cosa che poteva fare, e che ha provato a fare, per qualche tempo è stato pulire insieme a una suora la cappella del carcere, ma non è riuscita a fare neanche questo forse un po' per l'agitazione. Le psicologhe dicono per l'incapacità", conclude.