Pubblicato il: 21/10/2013 alle 14:59
“Indietro non si torna”. E’ quanto ha affermato il ministro degli Interni, Angelino Alfano, a proposito della strada intrapresa da Confindustria nissena e poi estesasi a livello nazionale, nella lotta alla mafia. “La storia insegna – ha precisato Alfano – che è difficile portare indietro le lancette dell’orologio specie se queste lancette sono state portate avanti da un movimento di ribellione popolare. Questo movimento popolare attivato dalla ribellione di Confindustria nissena e siciliana che ha avuto una grande solidarietà e il consenso di tutta Confidustria nazionale è un movimento che non può ammettere un ritorno al passato. Azioni come quella di oggi, con la riunione del comitato a Caltanissetta, stanno a dire che indietro non si torna”.
“Abbiamo parlato con Antonello Montante di un accordo sul modello Pon Sicurezza come quello “Caltanissetta – Caserta” perché ho voluto chiamare la riunione del comitato di oggi “Modello Caltanissetta” per sottolineare che qui è nato un nuovo modo di affrontare le tematiche della sicurezza attraverso la partecipazione di segmenti strategici della società civile e nel caso specifico di Confindustria. Cioè il sistema di sicurezza nazionale è affidato per definizione allo Stato e alle sue articolazioni. A Caltanissetta si è verificato un imporsi, un incarnarsi della cosiddetta sussidiarietà in materia di sicurezza. Cioè la sicurezza ha avuto come co-protagonista dello Stato anche la società civile attraverso la ribellione delle associazioni di categoria. Questo è il “modello Caltanissetta” cioè la partecipazione attiva non attraverso le chiacchiere ma attraverso protocolli, contratti, accordi, denunce di pezzi importanti della società civile organizzati in associazione al sistema della sicurezza nazionale”.
FUORI DAL PDL I CONDANNATI? “ABBIAMO UNA TRADIZIONE DI SCELTE E DURE E COSI' SARA'”
Alla domanda di un cronista se il Pdl dì farà come Confindustria, ovvero se butterà fuori chi è colluso con la mafia, Alfano ha risposto: “noi abbiamo una grande tradizione di scelte dure in questo ambito e così continuerà ad essere”.
Un sostegno pieno a Confindustria quello manifestato dal numero due del Governo Letta, che è stato così commentato da Ivan Lo Bello e Antonello Montante, quest'ultimo presidente degli industriali siciliani ed entrambi intervenuti alla riunione di oggi che s'è svolta alla prefettura di Caltanissetta.
“Quando abbiamo avviato la svolta etica – ha detto il vicepresidente di Confindustria, nonché past president degli imprenditori siciliani, Ivan Lo Bello – venivamo da una stagione devastante, con una confindustria che non aveva più una legittimazione. Così è emersa l'idea di un grande cambiamento. Col codice etico si è costruita una sorta di alleanza col sistema dello Stato, cosa che non esisteva prima”.
“Il codice etico – ha ribadito il presidente di Confindustria Sicilia e vicepresidente nazionale con delega per la legalità, Antonello Montante, – ha portato a centinaia di denunce da parte di colleghi iscritti al sistema confindustriale e a un numero massiccio di costituzione di parte civile nei processi per mafia. Una svolta sempre supportata dalla Confindustria nazionale di Marcegaglia e Squinzi e che non avremmo potuto portare avanti in questi termini senza la Fai, le altre associazioni datoriali e i sindacati. In questi anni ci siamo impegnati anche per eliminare quegli imbuti creati ad hoc per mettere le imprese nelle condizioni di dover chiedere ‘aiuti' per lubrificare gli ingranaggi. Un esempio su tutti era rappresentato dalle Asi, le Aree di sviluppo industriale. Una anomalia tutta siciliana che garantiva 800 posti di sottogoverno, e che Confindustria si è battuta perché fosse azzerata e che andrà a semplificare tutto l'Inter autorizzati per le imprese. Il risultato è stato una escalation di attacchi che non avevamo avuto neanche negli anni intensi delle denunce. Sicuramente non nascondiamo una forte preoccupazione che ci deriva dalle richieste estorsive direttamente ai vertici di Confindustria, a persone che avevano già fatto arrestare estorsioni. Èchiaro che si tratta di messaggi precisi che, se uniti a una campagna di delegittimazione e a vere e proprie minacce riportate da alcuni blog, dipingono un quadro poco rassicurante”.