Pubblicato il: 24/06/2013 alle 10:08
Nuova protesta di un prete di Gela, don Luigi Petralia, parroco antimafia di “Santa Lucia” e
confessore del presidente della Regione, Rosario Crocetta, che stamattina ha voluto manifestare, organizzando un sit-in davanti alla raffineria dell'Eni, il sostegno della chiesa ad alcuni dipendenti dell'indotto che, denuncia il battagliero sacerdote, sono “lasciati fuori dal ciclo produttivo per una sorta di pulizia etnica”. “Le ditte che assorbono il personale di altre aziende, chiuse o trasferite – sostiene don Petralia – stanno lasciando fuori
le persone più deboli e quelle non gradite: un invalido, il familiare incensurato di un detenuto, un anziano non ancora in età pensionabile, un ammalato e altri, che non hanno di che vivere per sè e per le proprie famiglie. Chiediamo per loro lavoro e giustizia, ma nel contempo cerchiamo di capire qual è il criterio adottato, che giustifica la riassunzione di tutti i dipendenti di imprese come la ex Cedis o la ex Corima, tranne pochissimi”. Accanto a don Luigi, nella singolare protesta contro i dirigenti del “Cane a sei zampe”, c'è anche anche il responsabile locale del circolo dell'associazione antimafia “Libera” di don Ciotti, Giuseppe Spada. “Siamo qui – dicono don Petralia e Spada – per dare voce a chi non ne ha e per prevenire atti inconsulti di gente disperata, per la quale, dopo, magari scatta la solidarietà pelosa e ipocrita di chi poteva intervenire e non l'ha fatto”. Il parroco di Santa Lucia ha sottolineato che il suo sit-in di protesta mira a sensibilizzare i vertici aziendali e le autorità amministrative alla soluzione del problema. Non vuole però né scioperi nè blocchi ai cancelli della fabbrica. Consegnerà ai dipendenti della raffineria di Gela un nastrino rosso da legare al polso come gesto di solidarietà con i pochi operai discriminati e
dimenticati. “Il rosso – aggiunge ancora il parroco – è il colore del martirio, il colore del sangue versato dalle vittime degli infortuni sul lavoro e da chi si è suicidato perchè senza
occupazione. Sangue che non vogliamo più vedere scorrere”.