Pubblicato il: 28/10/2022 alle 10:48
Si è tenuto nella sala congressi dell'ospedale Sant'Elia il covegno dal titolo "Nuove frontiere nelle diagnosi rapide delle sepsi", organizzato dal direttore dell'Unità Operativa Complessa di Patologia Clinica del Sant'Elia Maria Andriolo. Al congresso, che è stato moderato dal direttore sanitario dell'Asp di Caltanissetta Marcella Santino, sono intervenuti in qualità di relatori il professore Celestino Bonura, dirigente dell’Unità Operativa Complessa di Microbiologia e Virologia del policlinico di Palermo, il professore Guzman dell’Università di Boston, il professore Antonio Federico, dirigente medico dell’Unità Operativa Complessa Terapia Intensiva del Policlinico di Palermo, il dirigente dell’Unità Operativa Complessa del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale di Gela Fabrizio Pulvirenti , e il manager Italia della Did Milano Ada Esposito
“ Il laboratorio di patologia clinica dell’ospedale Sant’Elia – spiega la dottoressa Andriolo – si è dotato di un nuovo strumento per la ricerca di patogeni in caso di sepsi. E’ un sistema innovativo, in Sicilia ce ne sono solo quattro, che utilizza metodiche di biologia molecolare che permettono in sole tre ore dalla ricezione della provetta di emocromo la determinazione dei patogeni, batterici o fungini, in pazienti con diagnosi di sepsi. Questo strumento è sicuramente molto utile per le terapie intensive, per i pronto soccorso e per i reparti di Malattie Infettive, le Oncoematologie e per i reparti di Medicina Interna. La sepsi – spiega – è una rara complicazione di un’infezione le cui conseguenze possono essere molto gravi e parzialmente mortali. Consiste in una risposta infiammatoria eccessiva dell’organismo a un’infezione generalizzata che danneggia tessuti e organi compromettendone il funzionamento. Senza una cura immediata può provocare la morte. Ogni anno si registrano in Europa 700mila capi di sepsi, di cui almeno 1 su 5 con esito mortale. La sepsi può colpire chiunque abbia contratto un’infezione, tuttavia è più frequente in neonati, bambini, anziani e persone con malattie persistenti, croniche, o altre condizioni mediche che indeboliscono il sistema immunitario. Le persone ricoverate in ospedale, se hanno appena subito un intervento chirurgico o sono state sottoposte all’impianto di un dispositivo medico, come il catetere urinario o il catetere venoso, sono più esposte al rischio di sepsi. Più è lunga la degenza, maggiore è il rischio di svilupparla. La medicina di laboratorio – conclude la dottoressa Andriolo – è il crocevia di tutte le discipline ed unità operative di un ospedale. Fare diagnosi precoce e molecolare è segno di efficienza ed economicità".