Pubblicato il: 26/11/2014 alle 07:00
La vita di un malato di Alzheimer e di chi se ne prende cura, deve seguire determinate azioni routinarie e non sottovalutare mai quei piccoli accorgimenti che possono evitare spiacevoli incidenti. La dottoressa Jenny Vendra, impegnata presso lo sportello di consulenza dell’Associazione Comitato Familiari Alzheimer Onlus, ha cercato di offrire ai familiari – o di chi si prende cura dei malati – alcuni consigli utili.
I programmi di intervento previsti nel Gentle Care devono tenere conto delle attività di base della vita quotidiana, ma anche dei contenuti relazionali ed affettivi: la giornata della persona con demenza deve seguire delle routine che possano aiutare a scandire la dimensione temporale riducendo gli effetti di disorientamento, offrendo occasioni di svago e ricreative (passeggiate, musica di sottofondo, impiego di attività che tengano il malato impegnato dal gioco di carte alla manipolazione generale di oggetti).
Gran parte del lavoro proposto nel modello suddetto è destinato alle relazioni familiari dunque a tutti coloro che si occupano del paziente, staff e volontari chiamati “agenti terapeutici” e caregiver. L’alleanza terapeutica è fondamentale fra tutte le “persone protesiche”: tale modello di intervento è fondato sull’interdipendenza tra la persona con demenza e la sua famiglia, e tra i sistemi di assistenza sanitaria e le comunità coinvolte. Diventa cruciale realizzare la massima condivisione possibile del programma di cura individualizzato attraverso un’adeguata formazione di tutte le persone coinvolte: innanzitutto informando sulla patologia, sugli effetti e successivamente addestrando i familiari a diventare degli ottimi osservatori delle disabilità del paziente. La capacità di osservare il comportamento dei pazienti e di vivere in modo empatico le loro difficoltà, sono gli altri cardini del lavoro di chi assiste. La prima finalità da perseguire è la messa in sicurezza del luogo dove vive il congiunto affetto da tale patologia: si tratta innanzitutto di evitare conseguenze disastrose come le possibili fughe o gesti inconsulti (controllo della chiusura di porte, finestre, terrazze); ingerimento di sostanze pericolose (farmaci, disinfettanti); rischio di ustioni; ferimenti; cadute accidentali. I familiari pertanto seguono alcuni interventi educativi che comportano la messa in atto di accorgimenti come il controllo della temperatura dell’acqua per prevenire il rischio ustioni dell’ammalato non più consapevole, fino all’introduzione di dispositivi di rilevamento fughe di gas o che avvisano in presenza di fornelli accesi e incustoditi.
Quali sono gli accorgimenti più utili?
1)Togliere la chiave dalle porte per evitare che il soggetto con Alzheimer possa chiudersi dentro non riuscendo più a ripetere l’operazione;
2) Mascherare il bidet per evitare fenomeni di confusione con water;
3) Nascondere alcuni specchi come quello del bagno per evitare fenomeni legati ad illusioni ottiche o suggestivi di stati allucinatori. L’ammalato di Alzheimer potrebbe non riconoscere la propria immagine riflessa e confonderla con quella di estranei al punto da esibire crisi paranoidi con deliri di furto o persecutori;
4) Lasciare sempre ben in vista e sempre negli stessi posti gli oggetti di uso comune (spazzolino da denti, dentifricio, pettine), provvedendo ad eliminare piuttosto quegli oggetti di cui il congiunto con demenza, non è più capace di comprenderne la funzione;
5) Eliminare tutti i suppellettili e gli oggetti ornamentali che ostacolano il tragitto, provvedendo alla rimozione di tutti i tappeti, cavi elettrici o telefonici;
6) Dotare le scale di corrimano e materiale antisdrucciolo
7) Controllare ambienti esterni inserendo recinzioni, evitando di lasciare incustoditi gli attrezzi da giardinaggio, provvedendo se ritenuto necessario a rialzare le ringhiere dei balconi.
Per approfondire: Alzheimer: dall’esperto le rispose ai quesiti più frequenti