Pubblicato il: 10/12/2014 alle 08:00
Prendersi cura di un malato di Alzheimer, soprattutto se è un familiare, è un atto d'amore verso il prossimo. Per diventare “agente terapeutico”, però, è bene prendere in considerazione determinati aspetti che completano la vita dei malati e di chi li circonda. Per comprendere meglio abbiamo chiesto il supporto professionale della dottoressa Jenny Vendra, impegnata presso lo sportello di consulenza dell’Associazione Comitato Familiari Alzheimer Onlus.
I familiari intesi come i caregiver e il personale preposto alla pulizia e all’assistenza devono innanzitutto diventare empaticamente protettivi: evitando di sottolineare gli errori del familiare e cercando di non correggerli. L’atteggiamento dei caregiver “persone protesiche” deve essere guidato dalla consapevolezza che il loro familiare ha una patologia e che il comportamento talvolta sconveniente è frutto della malattia.
Tra gli aiuti che i familiari aderenti al programma di sostegno possono offrire ci sono:
1)Attività finalizzate al ricordo: impiego di promemoria come foglietti autoadesivi, calendari, orologi da parete; agende che registrano le attività quotidiane o i visitatori; impiego di canzoni del periodo del paziente.
-Stabilizzare l’ambiente con una routine giornaliera, registrando ogni minimo cambiamento nelle modalità comportamentali del familiare.
-Stimolare un maggior numero di visite al paziente da parte di figli e parenti.
-Esporre fotografie corredate dai nomi dei familiari corrispondenti, raffiguranti momenti piacevoli in cui sia presente il malato in compagnia dei figli e dei parenti.
1)Modalità relazionali finalizzate alla gestione del comportamento aggressivo e ansioso:
– Evitamento degli atteggiamenti punitivi (ogni rimprovero o punizione verrà presto dimenticata), nessun atteggiamento di sfida o di coercizione fisica da parte dei familiari.
-Evitare di mostrarsi offesi o feriti dai comportamenti del congiunto malato: gli scatti d’ira del malato non sono rivolti a noi ma frutto di un disagio legato alla patologia.
-Mantenere un atteggiamento calmo e rassicurante.
-Distrarre il malato con altre attività che lo tengano impegnato (es. aiuto allo svolgimento di attività domestiche come piegare le lenzuola ecc.).
-Dare qualcosa con cui giocherellare fazzoletto, rosario).
-Offrire una bevanda rilassante (thè deteinato, bicchiere d’acqua).
-Rassicurare col contatto fisico durante crisi ansiogene.
-Mantenere stabili gli orari.
2)Modalità comunicative:
-Mantenere contatto oculare.
-Chiamarlo spesso per nome e utilizzare e richiamare costantemente i nomi dei familiari più stretti.
-Toccare il corpo delicatamente.
-Utilizzare gestualità ricca che accompagni il linguaggio con parole e frasi brevi.
-Non comunicare con il paziente come se fosse assente o con un lessico infantile.
3)Gestione dei comportamenti strani o adesivi:
-Rassicurarlo del nostro ritorno dinnanzi alle crisi di abbandono.
-Trovare una figura sostitutiva del caregiver verso cui nutra fiducia e che possa tenergli compagnia in nostra assenza.
-Non reagire in modo eccessivo dinnanzi a comportamenti inusitati o sessuali impropri.
-Rimanere calmi senza mostrare collera o imbarazzo poiché potrebbe favorire una reazione violenta.
-Distrarlo dal comportamento inadeguato (masturbazione, rovistare nella spazzatura ecc.) creando un diversivo e offrendo qualcosa con cui farlo giocare.
4)Gestione dell’insonnia e del girovagare notturno: limitare i sonnellini del paziente durante il giorno mantenendolo attivo; cercare di scoprire le eventuali cause che influiscono sul sonno (troppa luce, letto scomodo, stato confusionale), utilizzare sistemi di sicurezza (porte chiuse della cucina o di altre stanze).
5) Diario di bordo per il corretto monitoraggio dei Disturbi Comportamentali: i familiari saranno addestrati a monitorare le reazioni di agitazione, frustrazione e ansia secondo il modello ABC trascrivendo le anomalie comportamentali in modo molto preciso (orario, luogo, persone presenti):
-A) cogliere l’antecedente dunque lo stimolo ambientale che causa la reazione (flash di luce, musica, un rimprovero, un bisogno fisico non espresso ecc.);
-B) Comportamento: descrizione della reazione comportamentale;
-C) Conseguenza: reazione finale (ansia, rabbia, pensiero negativo o fobico o delirante ecc.)
Per approfondire:Alzheimer: dall’esperto le rispose ai quesiti più frequenti