Pubblicato il: 17/01/2025 alle 14:34
(Adnkronos) – È al giro di boa dei trent'anni di carriera, è pronto a iniziare la sua seconda 'giovinezza' artistica con un nuovo spettacolo, ma ha un sogno nel cassetto: quello di calcare, prima o poi, il grande palco dell'Ariston di Sanremo. A condizione, però, che il cassetto in cui custodisce questo sogno non si sia perso. Antonio Giuliani non smarrisce la vena ironica e, parlando con l'AdnKronos, si confessa in occasione del suo traguardo professionale. Un punto di arrivo che festeggerà con 'Ho fatto 30… faccio 31', la pièce in programma al Nuovo Teatro Orione di Roma dal 21 gennaio al 2 febbraio.
"L'Ariston – dice – è certamente un mio sogno nel cassetto. Parliamo del principale palcoscenico televisivo: al Festival di Sanremo ci sono stati i grandi comici, da Beppe Grillo a Fiorello. E poi Carlo Conti mi ha chiamato in un suo programma ('I migliori anni' ndr). Quindi un po' mi ci sono già avvicinato. Però – scherza – una volta avevo un sogno in un cassetto. Poi ho fatto il trasloco, si è perso il comodino e ora non mi ricordo più qual era quel sogno". Passando dai possibili progetti in cantiere a quelli che si realizzeranno nei prossimi giorni, Giuliani si sofferma – più serio – sullo spettacolo che lo vedrà protagonista a Roma. In 'Ho fatto 30…Faccio 31' offrirà uno spettacolo che è al contempo celebrazione del passato e sguardo verso il futuro. Non un'operazione-nostalgia, ma un dialogo tra le radici del suo percorso artistico e le sfide del presente e del futuro. "Lo spettacolo, già dal titolo, – racconta – potrebbe sembrare un'autocelebrazione. Ma il '31' del titolo indica il fatto che, avendo raggiunto i 30 anni di lavoro in questo campo, ora la carriera va avanti". Certo, riflette Giuliani, "la difficoltà è quella di stare sempre al passo con i tempi. Scrivere quindi sempre cose nuove. Non ci saranno solamente dei momenti di revival, ma cercheremo anche di guardare al futuro". La cifra tonda dei 30 anni, però, rappresenta un momento propizio per fare un bilancio. Qual è stata, quindi, la punta più alta e quella più bassa della carriera? "Il momento più felice -risponde Giuliani – è stato quando organizzai uno spettacolo davanti alla Curva Sud dello Stadio Olimpico. Era il 2003, allora raggiunsi davvero il massimo. Ho un video in cui, ringraziando il pubblico e il corpo di ballo alla fine dell'esibizione, ebbi un vuoto totale e cominciai a piangere disperato. Per uno come me, che ha fatto l'operaio dopo la terza media, poter stare davanti a 16mila persone è stato il massimo". Il periodo peggiore, invece, "è stato quello che abbiamo passato con il Covid: sono stato fermo, non avevo la possibilità di stare con il pubblico. Anche quando abbiamo ripreso, c'è voluto tanto per ingranare nuovamente la marcia. E' da un paio d'anni – racconta – che tutto è ritornato a regime con le piazze piene come prima. Quello è stato veramente un periodo terribile". Nel corso degli ultimi anni molte cose sono cambiate. Fra tutte, ha cambiato pelle anche il nostro modo di comunicare. In questa 'rivoluzione', i social hanno avuto un ruolo determinante. Qual è il loro ruolo nel mondo della comicità? "Sulla base della mia esperienza, posso dire che, soprattutto riguardo al rapporto con i giovani, non sono stati un valore aggiunto: anche pubblicizzando uno spettacolo in rete, difficilmente un ragazzo viene a vederlo incuriosito da quello che legge. I social, inoltre, non hanno portato un beneficio agli spettacoli. Certo – ammette – rappresentano un vantaggio per farsi vedere. Credo, però, che la gente debba venire a teatro a vedere lo spettacolo. E' questo ciò che conta. Il pubblico deve innamorarsi e vivere il teatro come ha sempre fatto", conclude. di Carlo Roma
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