Pubblicato il: 13/04/2016 alle 12:29
Appalti, parentele e affari all'ombra dell'Ufficio tecnico di Caltanissetta. Una trama di rapporti che magistrati, carabinieri e finanzieri hanno ricostruito in anni di indagini grazie anche a chi ha deciso di vuotare il sacco, qualche pentito di mafia, e poi una mole di intercettazioni. C'è tutto questo nel dossier “Perla Nera” che ha sconquassato un ufficio chiave della macchina amministrativa di Palazzo del Carmine.
Il cimitero Angeli nel mirino della ProcuraRetroscena che sono stati spiegati oggi in conferenza stampa dal procuratore aggiunto Lia Sava, dal comandante provinciale dell'Arma, Gerardo Petitto, dal comandante provinciale delle Fiamme Gialle, Luigi Macchia, i quali si sono soffermati sulle posizioni degli indagati raggiunti da un mandato d'arresto ai domiciliari, mentre per altri funzionari del Comune di Caltanissetta sono scattate le misure interdittive dagli uffici pubblici. Agli arresti domiciliari sono finiti l'ex capo dell'ufficio tecnico, Armando Amico, il funzionario dello stesso ufficio Giorgio Salamanca, gli impresari edili nisseni, i fratelli Calogero e Ivano Venniro, il funzionario del comune di San Cataldo, Daniele Silvio Baglio, e l'imprenditore edile Salvatore Ficarra di San Cataldo.
E' grazie a metodi classici d'indagine che oggi viene fuori il terremoto giudiziario scaturito dall'operazione “Perla Nera”, così ribattezzata dagli inquirenti per la tipologia di affari che aleggiavano sulla costruzione dei loculi destinati ai defunti. L’attività investigativa dei Finanzieri nasce da approfondimenti eseguiti sui legami di parentela individuati tra l’ingegnere Giorgio Salamanca, i fratelli Calogero ed Ivano Venniro e l'ergastolano Salvatore Curatolo, in passato boss reggente di Cosa Nostra a Caltanissetta. Una inchiesta nata nel 2012 e che ha permesso di accertare reati contro la pubblica amministrazione e diversi episodi di corruzione, concussione, indebita induzione, abuso d’ufficio e falsità materiale ed ideologica in atti pubblici.
Gli intrecci ricostruiti dai militari del G.I.C.O. del Nucleo Polizia Tributaria di Caltanissetta, anche avvalendosi dello sviluppo massivo di accertamenti patrimoniali eseguiti dai Finanzieri dello S.C.I.C.O. – Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma – resi possibili grazie all’innovativo applicativo “Molecola”, nonché mediante l’acquisizione di documentazione, hanno fatto emergere una fitta rete di relazioni e di interessi di natura interpersonale, in virtù dei quali gli imprenditori edili coinvolti nelle indagini potevano contare su “canali privilegiati” con i centri decisionali del Comune di Caltanissetta e di San Cataldo, riuscendo così di fatto, con il loro aiuto, a bypassare le norme che regolano la specifica materia degli appalti pubblici e, quindi, a beneficiare di agevolazioni e di aiuti di varia natura: un vero e proprio “sistema Salamanca” lo hanno battezzato gli inquirenti durante la conferenza stampa, attraverso il quale il funzionario comunale, insieme con l’architetto Armando Amico e l’ingegnere Salvatore Lanzafame, esercitava il controllo sull’imprenditoria edile.
Nello specifico, dalle indagini – secondo quanto riferito dagli inquirenti – emergeva come “lo stesso ingegnere Salamanca, servendosi di un fitto reticolato di conoscenze nel tempo formatesi nel mondo dell’imprenditoria e delle libere professioni proprio grazie all’importante funzione pubblica ricoperta presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Caltanissetta, e strumentalizzando così i poteri connessi al suo incarico”, riusciva a pilotare l’aggiudicazione di appalti pubblici a favore di imprese edili a lui “vicine” o, addirittura, a lui stesso riconducibili, chiaramente quale “socio occulto”, come nel caso della società “2V Costruzioni S.r.l.” dei fratelli Venniro.
Sulla posizione dell’architetto Armando Amico, Procura e forze dell'ordine hanno affermato che il funzionario avrebbe commesso “una serie di condotte sicuramente lontane dai doveri di correttezza ed imparzialità, prevalentemente sostanziatesi nella mancata comunicazione agli organi preposti ai controlli di circostanze e situazioni di irregolarità a lui conosciute, come ad esempio il “ruolo occulto” ricoperto dal funzionario del Comune di San Cataldo, Daniele Silvio Baglio, all’interno della “Ediltecnica Costruzioni S.r.l.” o nella attestazione in atti pubblici di situazioni non vere, anche al fine di aggirare i previsti controlli e di facilitare la predisposizione di S.A.L. e di certificati di pagamento”.
Vecchie cappelle al cimitero AngeliAl filone investigativo approfondito dal Nucleo di Polizia Tributaria della locale Guardia di Finanza si è affiancato quanto emerso da parallela indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caltanissetta, inizialmente avviata a causa del rinvenimento di resti ossei e teschi all’interno di una cappella gentilizia presso il cimitero Angeli e, successivamente, focalizzata sulla gestione del camposanto del capoluogo.
Gli iniziali accertamenti condotti dai Carabinieri permettevano di rilevare “come la gestione delle sepolture presso il locale cimitero fosse caratterizzata da evidente superficialità, scarso controllo e notevole approssimazione – è l'opinione ribadita dagli inquirenti durante l'incontro con i cronisti -. L’altra caratteristica immediatamente percepibile risultava essere l’assoluta sproporzione, nel numero di loculi disponibili, tra quelli comunali (praticamente inesistenti) e quelli gestiti in concessione dalle Società di mutuo soccorso o da altre associazioni”.
I carabinieri hanno sequestrato mole di atti negli uffici comunaliDagli accertamenti svolti da Fiamme Gialle e investigatori dell'Arma sotto il coordinamento dei pubblici minsiteri, emergerebbe che le associazioni in questione, infatti, sono le uniche detentrici di loculi disponibili presso il cimitero “Angeli” di Caltanissetta già da diverso tempo stante l’assenza di costruzione di nuove sepolture comunali e di lavori finalizzati alla rotazione dei fornetti occupati dalle salme di più datata sepoltura. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’unica opera recente riferibile all’Amministrazione comunale risale al 2010 e consiste nella realizzazione di 432 loculi, più cellette ossarie, che sono stati concessi tutti “a decedere”, in deroga alle previsioni regolamentari, in due soli giorni. Per magistrati, carabinieri e finanzieri appare singolare, ma consequenziale, che il Comune di Caltanissetta si debba rivolgere alle associazioni, pagando la relativa quota, per la sepoltura di indigenti.
Secondo quanto emerso dall'inchiesta “Perla Nera”, le associazioni di mutuo soccorso avrebbero una grande disponibilità di loculi dovuta alle abnormi concessioni che il Comune aveva loro rilasciato nel 2011 in forza di una richiesta che, secondo l’accusa, non è basata sul reale fabbisogno e certamente non è in linea con quanto previsto dalle leggi e dal regolamento comunale; caso a parte costituisce la “militari in congedo” che, invece, si è occupata della ristrutturazione delle sepolture “ex Principe di Napoli”, opera concessale dal Comune al fine del riutilizzo per fini sociali.
Un nuovo terremoto scuote il Municipio di CaltanissettaLe indagini dei Carabinieri permettevano anche di stabilire che le associazioni operavano un vero e proprio commercio delle sepolture “vendendole” anche ai non soci e che i responsabili del cimitero avrebbero omesso sistematicamente ogni tipo di controllo sul rispetto delle regole. Magistrati e investigatori hanno rilevato inoltre che “la concessione fatta alle associazioni da parte del Comune prevede che le stesse, in caso di mancato rispetto delle norme relative ai destinatari dei loculi, corrispondano una sanzione pari al costo del loculo comunale più costoso. In un caso, addirittura, una delle associazioni aveva predisposto una vera e propria campagna pubblicitaria, con tanto di pubblicazione su media locali, finalizzata alla vendita di loculi”, è stato spiegato in conferenza stampa.
Al dirigente del servizio finanziario del comune di Caltanissetta, Claudio Bennardo ed ai dirigenti Amico e Salamanca, infine, i magistrati della Procura di Caltanissetta contestano anche il falso in atto pubblico “per aver omesso di comunicare al Consiglio comunale, in occasione dell’approvazione del bilancio preventivo, la disponibilità delle ingenti somme provenienti dalle concessioni fatte alle associazioni, fondi già depositati in conti dell’Ente e disponibili per opere cimiteriali”.