Pubblicato il: 12/09/2015 alle 10:09
“Leggendo le dichiarazioni del segretario generale provinciale della Cgil l’osservazione sorge spontanea: ancora i sindacati difendono chi non lavora? E’ quanto sembra emergere dalle parole di Ignazio Giudice, verso cui rimane immutata la stima personale, ma a cui devo controbattere senza sconti perché mi ha attaccato a testa bassa sulla base di una logica sindacale vecchia. Tutto ciò solo perché ho condannato l'antica pratica (molto diffusa nel meridione) di quei dipendenti che, rubando il loro stipendio, non si presentano al lavoro perché coperti da compiacenti certificati della L. 104, o da inesistenti malattie o addirittura che entrano o escono a piacimento e senza timbratura dalle strutture ospedaliere. Ignazio Giudice mi attacca anche per aver promosso e sostenuto un ‘protocollo di legalità' con la Guardia di Finanza (sic!) utile a individuare gli imbroglioni e per distinguere questi ultimi dai tanti bravi dipendenti che, con professionalità e onestà, lavorano anche per conto dei nullafacenti”. Lo dichiara il deputato nazionale di Ncd-Area popolare Alessandro Pagano.
“Cade quindi pateticamente nel vuoto il tentativo del segretario provinciale Cgil di mistificare la realtà, attribuendomi considerazioni che non mi appartengono. Non posso infatti mai aver attaccato i lavoratori onesti, anzi ad essi va il mio ringraziamento. Essi vanno sostenuti, difesi e garantiti. Doverosa e orgogliosa invece deve essere la distinzione rispetto a quei soggetti disonesti i quali, anziché ringraziare il cielo per avere un lavoro, ne approfittano e fanno finta di lavorare costando ciascuno di essi al contribuente italiano (fiscalmente il più tartassato al mondo) decine e decine di migliaia di euro ogni anno. Forse è proprio per capire meglio questa distinzione che Ignazio Giudice mi invita al dibattito che, come si vede da questa mia risposta, non ho avuto alcun problema ad accettare.
“Quello di essere contro i lavoratori è una generica, abituale, vecchia e demagogica accusa di certi sindacati che, pur di avere qualche iscritto in più, difendono gli indifendibili e perdono la stima di tutti i veri lavoratori. Va letto così il crollo di fiducia dei lavoratori verso i sindacati. Personalmente a me interessa invece proprio il contrario: non la stima di chi non lavora o dei fannulloni, i quali contribuiscono ad aumentare il deficit pubblico, ma quella di chi lavora onestamente e con sacrifici”, aggiunge il deputato.
“Ricordo infine che questi sindacati sono gli stessi che, alleati con l’Eni, il ministro Guidi e con il presidente Crocetta, hanno impedito che il sottoscritto partecipasse al famoso incontro tenuto al Mise, ad inizio anno, quando si doveva affrontare la crisi dello stabilimento Eni petrolchimico di Gela con la motivazione che non ero un rappresentante delle Istituzioni. Il risultato lo abbiamo visto: abbiamo perso lo stabilimento. Lezioni, quindi, di questo tipo non ne accetto”, dice ancora Alessandro Pagano.
“Detto ciò, per me questo dibattito si chiude qui per non alimentare infinite polemiche. E, qualora ci fosse la tentazione di continuare, anticipo che non risponderò più rimandando eventualmente alle parole del segretario nazionale del Pd Matteo Renzi, nonché presidente del Consiglio, il quale nei giorni scorsi ha detto testualmente che ormai in alcuni sindacati ci sono “più tessere che idee”. Ignazio Giudice, quindi, se avrà qualcos’altro da obiettare potrà rivolgersi direttamente al suo segretario politico di riferimento”.