Pubblicato il: 22/12/2013 alle 10:34
Dopo aver denunciato i suoi strozzini è finito sul lastrico, ha dovuto chiudere la sua azienda di ceramiche, licenziare i suoi dipendenti ed è finito sul lastrico. Per aiutare il figlio gravemente malato ha tentato persino di vendere un rene. Una vita difficile quella di Bennardo Raimondi, artigiano vittima degli strozzini e del pizzo. L'aiuto ricevuto dallo Stato in base alla legge sulle vittime di usura non basta. Ci sono da affrontare le bollette, uno sfratto, i debiti. ”Nei mesi scorsi la tentazione di farla finita è stata forte – dice all'Adnkronos – perché le istituzioni mi hanno abbandonato. Sono stato isolato, ma tornando indietro farei esattamente ciò che ho fatto, perché è una questione di dignità e di onore”. Per andare avanti Raimondi ha dovuto mettere da parte l'orgoglio e ”persino chiedere l'elemosina davanti alle chiese”. Così la moglie, disperata, nei mesi scorsi ha preso carta e penna e ha scritto al pontefice. Una lunga lettera di otto pagine per raccontare una vita al limite. ”Una lettera come tante, come quelle scritte al sindaco di Palermo e al presidente della Regione, che non mi hanno mai risposto” racconta. Ed invece papa Francesco risponde. ”Ai primi di dicembre inaspettata – dice ancora – è arrivata la sua lettera e un assegno di mille euro”. I coniugi Raimondi si recano alla posta per scambiarlo, girano diverse filiali, ma da tutte ricevono la stessa risposta: per incassarlo deve essere versato su un conto corrente, che loro non hanno, oppure andare a Roma alla filiale che lo ha emesso. Adesso la soluzione, però, sembra essere stata trovata: un vaglia postale, che l'Elemosineria apostolica in tempi stretti invierà. ”La burocrazia si è messa di mezzo -conclude l'artigiano-, ma il gesto del Santo padre ha commosso me e mia moglie. Abbiamo pianto quando abbiamo ricevuto la sua lettera. Ha risposto al nostro appello la persona più solidale, in grado di capire la disperazione della povera gente. Era una cosa impensabile, ma è accaduta”.