Pubblicato il: 11/10/2018 alle 09:36
C' E' CHI DICE NO! Non possiamo non prendere posizione sul decreto Immigrazione e Sicurezza-c.d. “Decreto Salvini” approvato dal consiglio dei Ministri il 24 settembre denunciandone le gravità e gli aspetti problematici. Tale decreto, prevede tra i vari punti:
l’abrogazione del riconoscimento del permesso di soggiorno per motivi umanitari,
l’ampliamento delle possibilità e dei tempi di trattenimento nei Centri permanenti per il rimpatrio – CPR-,
lo stravolgimento del sistema Sprar ,
una riforma della cittadinanza che introduce misure restrittive e la revoca della stessa.
Convinti che “chi tace è complice”, vogliamo evidenziare come un atto normativo così formulato appare in realtà tout court una legge razziale che viola la Costituzione in più punti e che si pone in totale contrasto con i diritti umani fondamentali, di cui l'Italia è sempre stata garante.
E' nostro dovere richiedere a gran voce che tale atto “disastroso” non venga convertito in legge dal Parlamento. Diversi profili di incostituzionalità sono stati evidenziati e denunciati da più parti. Secondo il Presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flik, il “decreto sulla sicurezza e sui migranti” ha unificato il tema della “sicurezza” con quello dell’“immigrazione”, e “l’averli messi insieme rischia di risolversi in una specie di etichetta preliminare nei confronti del migrante come di persona potenzialmente incline al crimine ed ad attentare alla sicurezza, il che vuol dire trattarlo come un diverso in modo non conforme a quanto prevede la Costituzione.”
E ancora “ L’idea di una revoca della cittadinanza ai soli migranti sia pure in presenza di una condanna e non come discorso generale è una misura la cui costituzionalità è molto dubbia, La cittadinanza non può essere usata come una sanzione accessoria o come un premio (sei stato bravo, ti do la cittadinanza, sei stato cattivo ti revoco la cittadinanza) perché la cittadinanza è un inserimento nella comunità che permane .Tanto è vero secondo la Costituzione “nessuno può essere privato per motivi politici della cittadinanza, del nome e della capacità giuridica.” Non possiamo non evidenziare i principali rischi che derivano dal testo del decreto, tra cui l'aumento dei contenziosi giudiziari e la crescita della presenza di irregolari sul territorio italiano. Saranno queste le conseguenze del decreto immigrazione presentato dal Governo che mira a stravolgere il diritto di asilo in Italia abrogando, di fatto, il riconoscimento della protezione umanitaria, togliendo diritti acquisiti, e ponendo nell'ottica generale l'assunto per cui “ogni immigrato è un criminale”.
E' fondamentale far comprendere che non è negando o limitando il riconoscimento dei diritti ai cittadini stranieri che si potrà regolarizzare il fenomeno migratorio, anzi la conseguenza che si produrrà sarà l'aumento vertiginoso e incontrollato della clandestinità. I proclami finora diffusi circa la garanzia di massicci rimpatri altro non sono che slogan pubblicitari destituiti di qualsiasi fondamento normativo. Chi opera nel settore sa che i cittadini stranieri potranno anche accumulare una sfilza di provvedimenti di espulsione ma che non sarà possibile eseguire in assenza di identificazione da parte del paese di origine. Ecco perchè è solo costruendo rapporti di bilateralità con quei paesi che offrono garanzie di sicurezza – e rafforzando quelli già esistenti – dai quali dipende l'identificazione dei cittadini stranieri per consentire il rimpatrio lì ove sia dovuto, che potrà regolarizzarsi il fenomeno migratorio. In mancanza, l’unica conseguenza sarà l’aumento della fila dei clandestini senza alcuna possibilità di controllo né rimpatrio. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che alcuni dei paesi con i quali l’Italia intrattiene già rapporti, hanno recentemente “chiuso le porte”, e che dalla nascita di questo Governo i rimpatri sono fortemente diminuiti.
E' chiaro ed evidente che la finalità di questo decreto è non è arginare la clandestinità ma incrementarla nell'unico obiettivo di esasperare le tensioni sociali. Anche l'ampliamento del tempo di trattenimento all'interno del CPR è ingiustificato e ciò in quanto è esteso per un periodo di gran lunga superiore a quello che sarebbe sufficiente per procedere all'identificazione dei soggetti stranieri. Ne deriva che la privazione della libertà per un tempo notevolmente più lungo altro non è che una gravissima conseguenza dell'inefficienza del sistema, e quindi una violazione inaccettabile. Ma tra le ingiustizie di questo testo vi è anche il pregiudizio al “diritto d'asilo” e l'obbligo di lasciare il territorio nazionale per il richiedente protezione sulla base di una condanna non definitiva – per i reati richiamati nel decreto – in caso di pendenza del ricorso avverso la decisione della Commissione Territoriale. In questo modo viene cancellato uno dei principi fondatori della nostra Costituzione e del nostro Ordinamento ossia il principio di non colpevolezza fino alla condanna passata in giudicato che varrà come prerogativa riservata ai soli cittadini italiani in quanto “razza superiore”. Con questo decreto si inaugura un sistema di giustizia per i cittadini stranieri parallelo e diseguale al sistema di giustizia riservato agli italiani in totale spregio al principio costituzionale di non discriminazione per motivi di “razza”.
Per queste ragioni non resteremo inerti e saremo sempre pronti ad opporci con risolutezza a proposte legislative frutto di pericolose demagogie. Vogliamo, pertanto, affermare, che anche in quest'ordine di Avvocati, anche in questa città c'è chi, aderendo alla mobilitazione nazionale, dice no al razzismo e a tutti quegli atti di legge che non tutelano l'essere umano in sé per sé considerato, rischiando di tornare indietro di ben ottant’anni. Ci associamo agli appelli lanciati da diversi organismi e organizzazioni affinché singoli, istituzioni, amministrazioni, associazioni, ONG facciano il possibile per costruire mobilitazioni e opporsi a questi provvedimenti, e chiediamo l'adesione al presente documento. Anche noi vogliamo lanciare un appello agli organi istituzionali: se in una società civile l'applicazione di una legge porta a risultati ingiusti, iniqui, a trattamenti improntati alla disuguaglianza e disparità allora bisognerà fare richiamo a quei principi di diritto che in nome di un bene superiore andranno applicati in maniera prioritaria. Questo è un dovere morale e istituzionale per assicurare giustizia.
Il presente documento è stato redatto e sottoscritto dai seguenti Avvocati del Foro di Caltanissetta indicati in ordine alfabetico : Avv. Francesca Maria Argento; Avv. Giacoma Difrancesco; Avv. Avv. Letizia Fallica ; Avv. Alberto Magro Malosso; Avv. Roberta Marchese; Avv. Miriana Palermo; Avv. Delia Perricone; Avv. Marco Scalabrino; Avv. Chiara Vagginelli ; Avv. Adriana Vella. E altresì dagli Avvocati: Avv. Andrea Di Salvo (Albo Avvocati di Enna); Avv. Tiziana Mirci (Albo Avvocati di Enna), Avv. Carmelo Mirisciotti (Albo Avvocati di Enna).
Aderiscono al documento : Movimento “Caltanissetta Antirazzista”; METE Onlus; MO.V.I Caltanissetta; Cooperativa sociale Controluce e personalmente Alessandra Campanella; Associazione di Promozione Sociale “Iside”; ARCI –Caltanissetta-; USI Caltanissetta –Unione Sindacale Italiana; Associazione “Donna con te” (Agrigento) e il Presidente Angelo Palermo; Compagnia “Officina Teatro” diretta da Michele Celeste e personalmente il Dott. Michele Celeste attore e regista; Luigi Tabita, attore e direttore artistico del Giacinto Festival -“Aps Immaginare Insieme”-; Associazione STONEWALL GLBT –Siracusa-Presidente Alessandro Bottaro; Marcella Montoro; Laura Gallo; Nunzio Vitellaro coordinatore Sprar Sutera; Salvatore Cardinale segretario Camera Del Lavoro CGIL Mussomeli; Federico Martorana (AG); Mauro Di Bartolo (Mussomeli).