Pubblicato il: 24/09/2014 alle 09:53
Mattel, la rinomata multinazionale di giocattoli, continua a fare scalpore per il suo prodotto più conosciuto e venduto al mondo: la Barbie e il suo eterno fidanzato Ken.
Dal 1959 a oggi sono state prodotte centinaia di versioni della bambola impegnata in molteplici lavori, a seguire i propri hobbies o ad accudire un cucciolo di animale. Dopo gli attacchi di Greenpeace di qualche anno fa che hanno portato gli ambientalisti a far calare striscioni direttamente dalle finestre degli uffici della Mattel, e il divieto di commercializzazione messo in atto nel 2003 dall’Arabia Saudita perché si riteneva la bambola “il simbolo della decadenza del perverso occidente”, ecco una nuova provocazione: le Barbie che riproducono le personalità più importanti della religione cattolico cristiana.
La collezione è stata ideata da due sudamericani: Pool Paolini e Marianela Perelli che hanno sdoganato la sacralità del culto religioso trasformando la celebra bambola di plastica in Vergine Maria, Giovanna D’Arco, Maria Maddalena, la Madonna di Fatima –corredandola con i tre pastorelli -, ma anche la “nostrana” Santa Lucia. A Ken, invece, è riservato il ruolo principale: Gesù Crocifisso. 33 esemplari unici presentanti in una mostra e ancora non commercializzabili che saranno presentati a Buenos Aires l'11 ottobre.
Le autorità religiose, però, non hanno affatto gradito questa mercificazione della religione che trasforma un oggetto di plastica in motivo di culto e, attraverso un editoriale del Sir, invitano i genitori non soltanto a non acquistare o incentivare il desiderio di queste che al momento sono solo “istallazioni artistiche” ma, addirittura, a chiarire la differenza tra religione e giocattoli ed evitare una confusione tra i due principi. “Che differenza c’è tra provocazione e cattivo gusto?” si chiedono.
La statua che raffigura un santo – o lo stesso Gesù Cristo – deposto in chiese, altari o luoghi di culto per i religiosi non può e non deve diventare una bambola: “La religione è davvero così di plastica che si può ridurre la devozione a oggettistica? Una bambola non sempre è un omaggio – concludono i religiosi -, per decostruirne il ruolo fittizio e ricostruire così la catechesi vera. Prima che si comincino a vendere anche la chiesa apribile completa di accessori o che qualche buontempone si inventi profeta della madonna Barbie»
Al momento appare difficile difendere Paolini e Perelli sostenendo che hanno voluto solo cavalcare l’onda del marketing facendo breccia in un settore ancora non esplorato perché la mostra si intitola “Barbie, The Plastic Religion” e la provocazione al culto religioso è abbastanza palese.
Nessun pregiudizio per il cattolicesimo, però, perché i due artisti hanno riprodotto anche figure emblematiche per il buddismo e l’ebraismo. I vescovi siciliani, intanto, promettono che si batteranno affinchè queste bambole “non arrivino mai nei negozi” e, certamente, la Mattel si troverà di fronte anche chi non vuole nelle vetrine dei negozi, tra il nuovo modello delle Winx e quello dell’Uomo Ragno un Ken in versione Buddha.