Pubblicato il: 17/06/2024 alle 12:15
(Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Niente libertà per il sospetto capomafia di Campofranco, il nipote e altri due presunti uomini d’onore tra i coinvolti nel blitz dei carabinieri di tre settimane fa. Solo un quinto ha lasciato il carcere, mentre un altro indagato ancora è in attesa che il tribunale vagli la sua istanza. Un settimo, per giorni ricercato, dopo la cattura è stato rimesso in libertà dal gip.
Così si è espresso il «Riesame» sui ricorsi presentati dalle difese, che hanno chiesto la revoca delle rispettive misure cautelari imposte dal gip David Salvucci.
Rigettate le istanze avanzate da colui che è ritenuto il capo della famiglia di Cosa nostra a Campofranco, il sessantunenne Angelo Schillaci in paese “fungiddra” per tutti e del nipote, il quarantaquattrenne Calogero Schillaci (assistiti dall’avvocato Antonio Impellizzeri). Zio e nipote erano e rimangono in cella.
Non si sono schiuse le porte del carcere nemmeno per il cinquantaquattrenne milenese Gioacchino «Iachino» Cammarata (difeso dall’avvocato Giuseppe Bongiorno), così come per il sessantaseienne di Casteltermini, Vincenzo Spoto (assistito dall’avvocato Carmelo Amoroso).
Unico ricorso accolto dal tribunale presieduto da Andrea Catalano (completano il Collegio Nadia Marina La Rana e Salvina Finazzo) è quello presentato dal settantaduenne campofranchese Calogero Maria Giusto Giuliano (assistito dagli avvocati Giuseppe Dacquì e Giuseppe Scozzari) accusato di associazione mafiosa e che ha lasciato il carcere di Agrigento per andare ai domiciliari.
In libertà anche il quarantacinque di Sommatino, Luigi Cocita (difeso dall’avvocato Giovanni Salvaggio). Lo stesso gip David Salvucci gli ha concesso la libertà.
Un altro indagato ancora, il cinquantunenne di Campofranco, Fabio Giovenco (avvocato Ferdinando Milia) è ancora in attesa del vaglio da parte del Riesame. È ai domiciliari con il braccialetto elettronico.
Altri indagati hanno preferito non impugnare la misura piovuta su loro capo con l’ordinanza di custodia cautelare che vede i dieci indagati, a vario titolo, per a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, possesso di armi e spaccio di droga.
Secondo lo spaccato tracciato da carabinieri e magistrati, l’inchiesta avrebbe dato scacco alla mafia di Campofranco che si stava riorganizzando dopo la scarcerazione di Angelo Schillaci che, nell’ottobre del 2022, ha finito di scontare due condanne per associazione mafiosa ed estorsione. E già in carcere da anni è il capo storico di Cosa nostra a Campofranco, Domenico «Mimì» Vaccaro.