Pubblicato il: 10/11/2013 alle 15:26
Un blitz dei carabinieri del Gis in un covo nelle campagne di Lentini dove si nascondevano due latitanti, esponenti di spicco del clan mafioso dei Tortoriciani, si è concluso con l'arresto di Calogero Mignacca mentre il fratello Vincenzino si è suicidato con un colpo di pistola alla tempia.
L'operazione è stata condotta dai reparti operativi del Gis di Messina e Catania, coordinati dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Messina. Calogero e Vincenzino Mignacca, rispettivamente di 41 e 45 anni, sono stati condannati all'ergastolo con sentenze definitive per associazione mafiosa, omicidi, rapine, estorsioni e altri reati.
I carabinieri dei Gruppi di intervento speciale, dopo avere circondato il casolare di campagna dove si nascondevano i due latitanti, hanno più volte intimato loro di arrendersi prima di fare irruzione nel covo sfondando la porta di ingresso e immobilizzando Calogero Mignacca che era in possesso di una pistola. Il fratello Vincenzino, che si trovava in un'altra stanza, alla vista dei militari coperti dagli scudi protettivi si è sparato.
I Mignacca figuravano nella lista dei 30 più pericolosi latitanti d'Italia; di loro si erano perse le tracce quattro anni e cinque mesi fa. L'ultima condanna era divenuta definitiva il 25 luglio 2008, quando si erano resi irreperibili. Originari di Montalbano Elicona, un paesino dei Nebrodi, inizialmente allevatori poi titolari di una impresa di materiale edile, erano stati protagonisti di un'ascesa criminale inarrestabile.
Calogero e Vincenzino ebbero un ruolo di primo piano nella faida mafiosa che tra l'inizio degli anni 70 e la fine degli anni 80 ha causato centinaia di morti nei paesi della fascia tirrenica del messinese. I due erano stati condannati, tra l'altro, come esecutori materiali dell'uccisione di Maurizio Vincenzo Ioppolo, indicato come esattore delle tangenti per conto del clan dei Bontempo Scavo nella zona di Brolo. I fratelli avevano infine riportato differenti sentenze in appello nell'ambito del processo “Mare nostrum”: Vincenzino 4 ergastoli, mentre per Calogero la pena confermata era stata di 4 anni e 10 mesi. Gli investigatori avevano dato la caccia ai due boss latitanti sui Nebrodi, in Calabria e nel siracusano, dove oggi sono stati individuati. Qualche anno fu scoperto un covo dove si erano nascosti ancora ‘caldo' nei dintorni di Randazzo.
Il pentito Santo Gullo di recente aveva parlato di aiuti e protezioni di cui godevano i due fratelli latitanti, facendo capire che comunque non potevano essere lontani perché uno dei due era in pessime condizioni di salute. I carabinieri nei giorni scorsi hanno individuato l'ultimo covo dei Mignacca, che si trova in aperta campagna dove pascolano mucche e pecore.
Gli investigatori ritengono che i ricercati possano aver avuto delle coperture da parte di pastori della zona. Oltre alle due pistole i militari hanno sequestrato nel covo altri due fucili. Il casolare, con i muri non ancora intonacati, era molto spartano.