Pubblicato il: 23/02/2024 alle 08:58
(di Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Niente sconti. Solo una piccola limatura ma nulla più. Che, nel concreto, s’è tradotto in una richiesta, da parte della procura generale di Milano, di confermare la pena inflitta in primo grado per omicidio. Sì, la condanna a 24 anni di carcere che è stata proposta, adesso, in appello, a carico del quarantottenne di Riesi, Salvatore També (assistito dagli avvocati Mirko La Martina e Simona Giannetti) alla sbarra per il delitto dell’albanese Astrit Lamaj i cui resti, sei anni dopo la sua uccisione, sono stati trovati nel gennaio 2019 in un pozzo artesiano di una villetta di Senago, nel Milanese.
Il riesino, per il quale in primo grado la procura ha chiesto l’ergastolo non concesso perché è caduta la teoria della premeditazione, è già stato pure condannato al pagamento di una provvisionale di 260 mila euro. E, in più, al risarcimento dei danni sempre in favore di Adrian Lamaj, fratello della vittima.
Tambè, secondo l’impianto accusatorio, avrebbe tenuto bloccato l’albanese mentre altri complici lo stavano strangolando all’interno di un garage di Muggiò. Lì, la vittima sarebbe stata attirata in trappola con il pretesto dell’acquisto di una partita di droga.
A commissionare l’uccisione sarebbe stata una imbonitrice televisiva, pure lei riesina ma che ha trascorso metà della sua vita in Liguria, che con la vittima aveva avuto una relazione sentimentale. E a lui, la donna, avrebbe imputato la sparizione di un bel po’ di gioielli. Così – secondo l’impianto accusatorio – si sarebbe rivolta alla “mafia” di Riesi per consumare la sua vendetta.