Pubblicato il: 07/06/2020 alle 09:36
Aveva raccolto le lamentele di alcuni suoi connazionali che lavoravano nelle campagne vittime di caporalato. Uno di loro lo aveva anche accompagnato a sporgere denuncia e per questo ha subito una serie di minacce fino ad essere ucciso la sera del 3 giugno. Sarebbe questo il contesto in cui con tutta probabilità è maturato l'omicidio di Adnan Siddique, il giovane pakistano, residente a Caltanissetta, ucciso a coltellate nella sua abitazione di via San Cataldo. Ieri è stata eseguita dal medico legale Cataldo Raffino l'autopsia sul corpo del giovane. Cinque i fendenti: due alle gambe, uno alla schiena, alla spalla e al costato. Quest'ultimo è risultato quello fatale. Trovata poche ore dopo il delitto, dai carabinieri, che indagano sull'omicidio, anche l'arma utilizzata, un coltello di circa 30 centimetri. Ieri il Gip Gigi Omar Modica ha interrogato i quattro fermati per l'omicidio Muhammad Shoaib, 27 anni, Alì Shujaat, 32 anni, Muhammed Bilal di 21 anni e Imrad Muhammad Cheema di 40 anni e il connazionale Muhammad Mehdi, 48 anni, arrestato per favoreggiamento. Restano in carcere i primi quattro, il quinto è stato rimesso in libertà con l'obbligo di firma. Secondo la ricostruzione dei carabinieri la vittima, che per lavoro si occupava di riparazione e manutenzione di macchine tessili, aveva presentato denuncia per minaccia nei confronti dei suoi carnefici. Adesso sta prendendo sempre più piede l’ipotesi che gli aggressori operassero una mediazione, per procacciare manodopera nel settore agricolo, tra i datori di lavoro e i connazionali. Una vera e propria banda che minacciava i lavoratori trattenendo parte della loro paga. Adnan aveva raccolto una serie di lamentele di alcuni connazionali. Ed è quando, sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, i suoi assassini hanno saputo che Adnan si faceva portavoce del malessere dei suoi connazionali che sono partite una serie di minacce e aggressioni culminate poi la sera del 3 giugno nel brutale accoltellamento.