Sono tre i bambini, due di 3 mesi e uno di 1 anno, attualmente ricoverati per bronchiolite al reparto di Pediatria dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta. “La settimana scorsa – spiega la dottoressa Floriana Leone, dirigente medico del reparto di Pediatria del Sant’Elia – avevamo già visto diversi casi però per fortuna nessuno grave. Solo alcuni di questi bambini hanno avuto bisogno di ossigenoterapia e la difficoltà respiratoria, che aveva giustificato il ricovero, è regredita già dopo i primi giorni di terapia. Probabilmente stiamo registrando questi casi perché sono venute meno le regole per il covid-19, relative al distanziamento sociale, e con la riapertura delle scuole e degli altri luoghi di aggregazione i bimbi tornano a prendere il virus respiratorio sinciziale. La fascia di età più colpita è quella dei bimbi nei primi 2 anni di vita e sono i bimbi che a scuola non portano la mascherina. Probabilmente anche il lavaggio delle mani è più infrequente in questa fascia di età e quindi vivere a stretto contatto tra di loro ha probabilmente favorito il contagio di questa patologia di origine virale”.
Ma quali sono i segnali ai quali le mamme dovranno prestare attenzione? “La bronchiolite – spiega la pediatra – comincia come un banale raffreddore. Quindi i sintomi iniziali sono perlopiù la tosse, il naso che cola, starnuti frequenti. L’infezione delle alte vie respiratorie in genere va verso guarigione nel giro di pochi giorni. Alcuni bambini, soprattutto quelli più piccolini e quelli che presentano maggiori fattori di rischio, tipo l’essere nati prematuramente, il basso peso alla nascita, patologie infiammatorie croniche o congenite a carico dell’apparato respiratorio, sono quelli che possono invece presentare le complicanze della bronchiolite come la difficoltà ad alimentarsi o l’insufficienza respiratoria, che sono quelle condizioni che determinano il ricovero in ospedale. Quindi bisogna prestare attenzione a una respirazione più rapida del solito e più rumorosa, nei bimbi più piccoli si può assistere a delle fasi di apnea, che sono delle brevi pause respiratorie e quindi in questi casi il bimbo può cominciare ad avere difficoltà ad alimentarsi. In questo caso è consigliato il ricovero in regime ospedaliero per favorire l’idratazione del bambino e cominciare l’ossigenoterapia”.
Come può una mamma aiutare il suo bambino? “Se l’alimentazione è difficile – spiega la dottoressa Leone – è importante allattare il bimbo al seno più frequentemente oppure, se il bimbo viene allattato con il biberon, si possono fare dei pasti più piccoli ma più ravvicinati. Se è presente la febbre può essere somministrato il paracetamolo che è il farmaco più utilizzato in pediatria ovviamente con una posologia che sarà consigliata dal Pediatra. Se il bambino è già in terapia può proseguire anche con l’aerosol e poiché la bronchiolite è una patologia virale nella maggior parte dei casi non necessita di antibiotici. E’ importante anche che il bimbo non venga esposto al fumo passivo, cosa che non dovrebbe mai avvenire, perché se già il bimbo ha una bronchiolite può peggiorare la difficoltà respiratoria”.
E infine la durata della malattia. “Molti bimbi migliorano nella maggior parte spontaneamente in 2 settimane – fa presente la pediatra – anche se la tosse può persistere per un periodo di tempo più lungo. Il bimbo può tornare a una vita normale quando migliora completamente e cioè quando comincia a mangiare spontaneamente e non ha più difficoltà a respirare. Nei bimbi più piccoli la sintomatologia può durare anche più tempo”.