E' spettato a Maria Giovanna Romeo, presidente della Corte d'Appello facente funzioni, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario che si è svolta questa mattina, svolgere la relazione sull’amministrazione della giustizia per dare conto ai rappresentanti delle istituzioni della Repubblica, alla società civile, ai cittadini e a tutte le persone che vivono e operano nel Distretto, dell’attività svolta nel 2016 dagli uffici, dei risultati raggiunti, delle difficoltà incontrate, della situazione in cui vive il sistema giudiziario nel territorio.
“Ritengo doveroso – ha dichiarato Maria Giovanna Romeo – esprimere stima e gratitudine: a tutti i Magistrati del Distretto i quali, benché in condizioni di stressante e quotidiano impegno lavorativo, per l’ormai endemica scarsità delle risorse, apprestano la loro quotidiana fatica nell’esercizio della giurisdizione al fine di dare risposte rapide e giuste alla diffusa ansia di legalità che proviene dalla società civile, dimostrando senso del dovere, spirito di sacrificio, equilibrio, riservatezza; a tutto il personale amministrativo e degli uffici NEP per i gravosi compiti che assolve in silenzio, nonostante la progressiva e insopportabile riduzione di organico cui assistiamo da anni, e il cui senso del dovere ha consentito a questa Corte d’Appello di raggiungere, nei suoi vari uffici, apprezzabili risultati nonostante le difficoltà dovute alle scoperture; agli Avvocati, anche quest’anno attivi nella difesa di questo presidio di legalità minacciato sempre da voci di soppressione, e che ringrazio per la proficua collaborazione; alle Forze dell’Ordine, la cui opera fattiva è fondamentale per l’esercizio e la sicurezza della giurisdizione”.
Analizzando l'aspetto della criminalità mafiosa, Maria Givoanna Romeo ha sottolineato che “Anche se indebolite dalle inchieste giudiziarie le famiglie mafiose continuano a operare nel territorio nisseno e il tasso di infiltrazione della criminalità mafiosa è ancora alto anche grazie alla strategia di sommersione. Il limitato numero di omicidi riconducibili a dinamiche mafiose induce, infatti, a ritenere che sia sempre rispettata la strategia, ormai da molti anni seguita da Cosa nostra che esclude, salvo in alcuni casi, il ricorso ai delitti di sangue o ad altre eclatanti manifestazioni di violenza, privilegiando invece il rafforzamento dell’infiltrazione sistematica e silenziosa nel tessuto economico– imprenditoriale per dominare alcuni settori o comunque per trarre da essi profitti illeciti da reimpiegare, attraverso prestanome, in canali legali”.
Corruzione sempre presente anche nel nisseno a causa delle violazioni delle regole morali da parte di chi ricopre incarichi pubblici. Un dato che viene fuori dall’analisi di Maria Giovanna Romeo. “La permanenza dei fenomeni di corruzione – ha affermato l’alto magistrato –  è favorita dall’abbattimento di regole morali in coloro che esercitano pubbliche funzioni e nei corruttori l’assenza del senso del limite, l’abuso dei pubblici poteri e l’incapacità della classe politica di selezionare una schiera di amministratori che si prefiggano unicamente il bene collettivo e non siano spinti esclusivamente dalla ricerca del tornaconto personale”.
“Inoltre – ha proseguito Romeo – un’efficace azione di controllo, essendosi di molto indebolita la vigilanza sulle regole che l’ordinamento si era dato. I reati dicorruzione, anche quelli apparentemente di scarso valore, rendono piùfertile il terreno su cui cresce e si sviluppa la delinquenza mafiosa, attraversoil perseguimento di interessi economici, connivenze e reciproche protezioni”.
Minaccia del terrorismo internazionale sempre attuale per il procuratore generale di Caltanissetta Sergio Lari, che ha affrontato l’argomento nel corso del suo intervento per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. “I cittadini italiani – ha detto Lari – sono costretti a confrontarsi con l’incubo della temibile ed incombente minaccia del terrorismo internazionale di matrice islamica. La circostanza che l’autore dell’attentato a Berlino dello scorso 19 dicembre sia stato detenuto presso strutture penitenziarie siciliane e sia transitato da un centro di accoglienza nisseno, per poi essere ucciso in un conflitto a fuoco con la Polizia a Milano, deve far riflettere sul fatto che una minaccia, prima o poi, potrebbe concretizzarsi anche sul territorio italiano, finora rimasto fortunatamente indenne”.
Lari ha inoltre affermato che: “Il controllo della legalità di cui si è fatta carico la magistratura ha finito in non pochi casi con il determinare situazioni di fibrillazione nel rapporto tra potere esecutivo e giudiziario con il rischio di interventi normativi volti a ridimensionare le prerogative di autonomia ed indipendenza che la Costituzione riconosce alla magistratura.Proprio negli ultimi tempi si sono registrati segnali preoccupanti in questa direzione.Mi riferisco alla scelta del Governo di intervenire con un decreto legge, modificando la materia del pensionamento per raggiunti limiti d’età dei magistrati, costringendo tanti colleghi, molti dei quali ricoprivano posti apicali, ad abbandonare anzitempo l’esercizio della giurisdizione.Strategia adottata senza che vi fossero reali motivi d’urgenza, nella prospettiva del raggiungimento di obiettivi di efficienza non chiaramente apprezzabili, neppure sotto il profilo di potenziali benefici per il bilancio statale.Se si riteneva necessario ringiovanire la nostra categoria si sarebbe dovuto procedere con gradualità, essendo nota la lentezza dell’attuale regime dei concorsi per l’accesso in magistratura; con provvedimenti così drastici, a ben vedere, si è ottenuto soltanto il risultato di determinare la scopertura di centinaia di uffici”.