“Uscì un articolo riguardante indagini a carico di Antonello Montante per concorso esterno in associazione mafiosa. Da quel momento Linda Vancheri (assessore regionale alle Attività produttive nel governo Crocetta, ndr), che fino ad allora mi aveva schivato, cominciò a voler incontrarmi, sfogarsi, farmi delle confidenze”. L'ha detto Alfonso Cicero, deponendo come testimone nel corso dell’udienza del processo sul cosiddetto “Sistema Montante” che si celebra a Caltanissetta con rito ordinario nei confronti di 17 imputati.
“Era spaventatissima proprio per questa indagine – continua l’ex presidente dell’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive (Irsap), rispondendo al suo avvocato Annalisa Petitto – e aveva paura che il fratello di lui, Gioacchino, si potesse rivoltare contro Montante. Perché mi diceva che era detentore di segreti. Gioacchino era molto vicino al pentito Dario Di Francesco. Altra paura che aveva Vancheri era che Giovanni Crescente, ex presidente di Confindustria, potesse rivoltarsi contro di lui soprattutto per delle vicende di Confindustria del 2005. Mi confidò che non dormiva la notte, era spaventatissima, aveva paura di deludere la famiglia per cose che potevano venir fuori da questa inchiesta. Mi raccontava anche del fatto che Montante negli ultimi anni non aveva un modo di comportarsi sobrio e manifestava manie di onnipotenza”.
Cicero aggiunge poi un particolare: “Fino a quel momento – racconta – avevo sempre ricevuto telefonate ordinarie da Montante, ma dall’apertura dell’inchiesta cominciò a contattarmi con la procedura in anonimo”. (ANSA)