Pubblicato il: 17/09/2024 alle 20:59
“Montante, aveva redatto un dossier di 300 pagine, sequestrato dalla squadra mobile nissena nel corso delle indagini, ove aveva annotato tutti gli atti ritorsivi confezionati dallo stesso, da Crocetta, dalla Lo Bello e dalla Brandara, per procurare danni all'ex presidente dell'Irsap Alfonso Cicero”. E' quanto affermato da quest'ultimo nel corso dell'udienza di ieri del maxiprocesso sul cosidetto “Sistema Montante” che si celebra innanzi alla sezione penale del Tribunale di Caltanissetta presieduta da Francesco D’Arrigo, a carico di 30 imputati, che rispondono, a vario titolo, di associazione a delinquere e di altri gravi reati, nell’ambito dell’inchiesta imperniata sull’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonio Calogero Montante. Il processo riguarda il filone sul presunto dossieraggio, sulla rivelazione di notizie riservate con accessi abusivi ai sistemi informatici di polizia, tramite scambi di favori ad elevatissimo livello tra le forze dell’ordine e non solo, ed il filone politico ovvero l’intreccio di interessi ruotanti intorno al governo Crocetta, in carica tra il 2012 e il 2017, e la tanto discussa gestione degli ingenti fondi per Expo 2015.
I pubblici ministeri Claudia Pasciuti, Davide Spina e Dario Bonanno, in prosecuzione alle udienze del 1 e 8 luglio scorso, hanno concluso l’esame del “teste chiave”, Alfonso Cicero (ex presidente dell’Irsap), parte civile nell’ambito dei processi a carico di Montante e dei suoi sodali per le molteplici ritorsioni subite – com’è emerso dalle indagini condotte dalla DDA e dalla squadra mobile di nissena – poste in essere negli anni dell’associazione a delinquere di cui a capo v’è Montante.
Cicero, nell’aula bunker del carcere “Malaspina”, ha risposto alle domande dei pubblici ministeri, affermando, tra l’altro che nel pc di Montante, la squadra mobile ha sequestrato un file contenete un dossier di 300 pagine, denominato “Alfonso Cicero e le sue origini”, ove Montante aveva annotato, minuziosamente, tutte le ritorsioni che lo stesso aveva ideato ai suoi danni dal 2015 in poi. Ritorsioni, poste in essere dall’allora presidente della regione Rosario Crocetta, da Maria Lo Bello e da Mariagrazia Brandara – soggetti anch’essi imputati nel maxiprocesso sul “Sistema Montante” – nominate, nel 2015, su input dello stesso Montante, rispettivamente, assessore regionale delle attività produttive e commissario dell’Irsap, le quali, in cambio delle suddette nomine, hanno imbastito e posto in essere negli anni, in modo spietato, un esteso “piano ritorsivo”, ideato da Montante, per colpire Cicero sotto ogni ambito e profilo.
Molteplici atti ritorsivi a cui hanno partecipato, anche, taluni burocrati della regione siciliana e dell’Irsap, i quali hanno ricevuto, in cambio, dalla Lo Bello e dalla Brandara, incarichi di rilievo e remunerati per “confezionare” e consegnare a Montante, a Crocetta ed alle stesse Lo Bello e alla Brandara, denunce ed esposti infondati, relazioni mirate per procurarmi danni ingiusti negli ambiti giudiziari, lavorativi ed economici e, altresì, per rendere, finanche, dichiarazioni mendaci innanzi l’autorità giudiziaria, accusandolo, falsamente, di avere posto in essere numerosi e gravi condotte illecite nel corso della gestione dell’Irsap.
Denunce ed esposti, presentati dalla Lo Bello e dalla Brandara, che hanno originato molteplici procedimenti d’indagine a carico, di Cicero tutti sfociati in provvedimenti di archiviazione per infondatezza dei fatti disposti dai tribunali di Palermo, Caltanissetta ed Agrigento, a seguito delle richieste di archiviazione formulate dai rispettivi pubblici ministeri titolari delle indagini.
Il suddetto esteso “piano ritorsivo” veniva attuato, in modo spietato, anche, mediante plurime attività ispettive “punitive”, incessanti e violente campagne mediatiche di discredito e la propalazione di gravi accuse, infondate, rese nel 2016 da Crocetta e dalla Lo Bello davanti la commissione nazionale antimafia, su input di Montante, attraverso la produzione dei citati atti calunniosi confezionati ai danni di Cicero. Accuse, infondate, che la Lo Bello propalava, anche, davanti diverse commissioni legislative dell’Ars, ove – anche in queste sedi istituzionali – si affrettava a produrre ulteriori e copiosi atti gravemente infamanti e calunniosi.
Cicero, inoltre, a seguito delle domande formulategli dai pubblici ministeri, ha riferito che l’allora assessore regionale delle attività produttive, Linda Calogera Vancheri, “longa manus” di Montante, temeva di rispondere all’autorità giudiziaria per diversi fatti che potevano emergere nella gestione di Expo 2015 – evento per il quale l’Unione Europea aveva assegnato 5,5 milioni di euro all’assessorato attività produttive – considerato che la stessa Vancheri aveva sottoscritto, nel mese di gennaio 2015, una convenzione con Unioncamere Sicilia, al tempo dei fatti presieduta da Montante, per la gestione di circa 2 milioni di euro per l’affidamento dei servizi organizzativi e di comunicazione. Servizi per i quali – confidava la Vancheri a Cicero nel 2015 – furono fatte spese “folli” per volontà di Montante.
Cicero, altresì, ha riferito sugli “stretti” rapporti tra Montante e diversi rappresentanti delle forze dell’ordine, tra i quali il colonnello Gaetano Scillia, al tempo dei fatti capo centro della DIA di Caltanissetta, ed il colonnello Giuseppe D’Aagata, ufficiale dei carabinieri, già appartenente ai servizi segreti dello stato.
Il 23 settembre prossimo Cicero ritornerà in aula bunker, davanti il tribunale collegiale di Caltanissetta, per essere contro esaminato dall’avv. Annalisa Petitto, suo difensore di fiducia quale parte civile.