Pubblicato il: 06/02/2025 alle 12:28
Cinque condanne per caporalato e un’assoluzione. Questo, nei numeri, il verdetto emesso al termine del giudizio abbreviato a carico di un paio d’imprenditori agricoli e presunti “caporali” stranieri ma che vivono in città. Tutti coinvolti, nel settembre di tre anni fa, in un blitz degli agenti della digos nissena che ha fatto scattare dieci misure cautelari tra carcere e domiciliari. Altre posizioni sono state stralciate. Condannato a otto mesi di reclusione e 2.400 euro di multa l’imprenditore agricolo di origini ravanusane, Pietro Burgio.
Mentre, di contro un altro imprenditore agricolo del Canicattinese, Gaspare Lo Vullo (assistito dall’avvocato Carmelo Fonte) è stato assolto per «non avere commesso il fatto». Per lui, come per Burgio, la procura ha chiesto la condanna a tre anni e mezzo di reclusione. E per Lo Vullo per due volte il pm ha chiesto l’arresto, misura rigettata sia dal gip, che dal «Riesame» e pure dalla Cassazione.
Altri verdetti di colpevolezza hanno interessato, invece, presunti procacciatori di braccianti a condizioni di totale sfruttamento nelle campagne del Nisseno e dell’Agrigentino.
Un ruolo di primo piano, in tal senso, secondo gli inquirenti, lo avrebbe rivestito il marocchino Hassan Hadid condannato a 2 anni e 8 mesi e 2.400 euro di multa. Pure per lui la richiesta è stata di tre anni e sei mesi.
Seguono Mohamed Fanidi, pure lui marocchino e il gambiano Mansa Barrow con un anno e quattro mesi di carcere ciascuno e 1.800 euro e il marocchino Hajjaj Khallati con un anno e otto mesi e 2.100 euro. Per tutti, a eccezione di Hadid, la pena è sospesa.
Questo, al netto dello sconto di un terzo sulla pena, il verdetto emesso dal gip David Salvucci, passando per alcune assoluzioni parziali da qualche contestazione, che ha giudicato gli imputati (assistiti dagli avvocati Dino Milazzo, Salvatore Costanza, Rosa Maria Giannone e Marco Lo Monaco) con il rito abbreviato
Sono stati tirati in ballo, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata al reclutamento di manodopera straniera da sfruttare e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con tutta una serie di aggravanti legate a misure di sicurezza, igiene.
Secondo la tesi accusatoria, braccianti sarebbero stati reclutati e, facendo leva sullo stato di necessità, sarebbero costretti a lavorare per parecchie ore, sottopagati e sottoposti a condizioni inaccettabili.