Pubblicato il: 11/05/2022 alle 10:37
“Sono qui oggi quasi come testimone perché l’eccellente lavoro fatto dal collega Luciani non ha bisogno di alcuna integrazione. Sono qui per testimoniare, ed è quasi superfluo, che le conclusioni che saranno oggi formulate non rappresentano il convincimento isolato di un pubblico ministero ma che tutta la Procura di Caltanissetta le condivide. Non si tratta di una frattura rispetto al passato bensì di una lenta e costante evoluzione che ci porta oggi a contestare la sussistenza dell’aggravante di mafia. I plurimi, gravi, elementi depongono tutti nel senso che il depistaggio ha voluto coprire delle alleanze strategiche di Cosa Nostra, che in quel momento riteneva di vitale importanza". Lo ha detto il procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca nel corso della requisitoria sul processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio che si celebra di Caltanissetta. L'udienza di oggi si concluderà con le richieste da parte della procura per i tre poliziotti imputati nel processo Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di calunnia aggravata dall'aver favorito Cosa Nostra. I tre ex appartenenti al gruppo “Falcone-Borsellino” sono accusati di aver indotto, mediante minacce e pressioni, il falso pentito Vincenzo Scarantino a dichiarare il falso per depistare le indagini sulla strage di via D’Amelio. "Tutti sapevano – ha detto De Luca – che Vincenzo Scarantino alla Guadagna era un personaggio delinquenziale di serie C. Parlare di questo gigantesco, inaudito, depistaggio solo per motivi di carriera del dottore La Barbera è la giustificazione aggiornata e rimodulata classica di Cosa Nostra. Non mi dilungo ulteriormente perché il collega Luciani avrà ancora molto da dire e poi mi riservo di fare le conclusioni”