(di Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) Pioggia di condanne per gli affari sporchi con la droga lungo quell’asse, sempre vivo, Riesi-Palermo. Dieci, per l’esattezza, le affermazioni di responsabilità, otto delle quali a carico d’imputati del palermitano, le altre due per un riesino e un mazzarinese. Con pene mediamente meno severe rispetto alle richieste avanzate dall’accusa, per una coltivazione di qualcosa come 20 mila piante di marijuana “skunk” scoperta dai carabinieri nell’area di Riesi. Un affare da oltre 16 milioni di euro.
La condanna più rigorosa, con 14 anni, 4 mesi e 20 giorni, è stata inflitta al sessantasettenne palermitano, Gaetano Cordova inteso «zio Tano»; segue, con 10 anni e 10 mesi il quarantunenne di Palermo, Pietro Canestro; 9 anni e 20 giorni comminati ad Giuseppe Alessandro La Marca di Mazzarino proprietario del terreno su cui sono stati piantati migliaia di arbusti di cannabis; pena di 8 anni, 9 mesi e 10 giorni a testa per il cinquantatreenne di Belmonte Mezzagno, Salvatore Martini e il trentatreenne di Riesi, Giovanni Giuseppe Lo Nobile, cognato di La Marca; chiudono il quadro, con 7 anni, 8 mesi e 20 giorni ciascuno il trentunenne Antonino Chiovaro, il trentasettenne Atanasio Fava, il quarantacinquenne Massimiliano Cottonaro, il trentottenne Pietro D’Angelo – tutti e quattro di Palermo – e il quarantottenne di Partinico, Nunzio Settimo.
Questo il verdetto emesso nei loro confronti in abbreviato, già al netto dello sconto di un terzo sulla pena, così come previsto dal rito. Le richieste dei pm Claudia Pasciuti, Davide Spina e Stefano Strino, erano state più severe, oscillando da un minimo di 10 anni a un massimo di 16 anni di carcere. I dieci imputati (assistiti dagli avvocati Vincenzo Vitello, Flavio Sinatra, Giuseppe Pinella, Debora Speciale, Rocco Chinnici, Giuseppina Gangi, Angela Formuso, Alfonso Papa, Riccardo Bellotta e Giuseppina Scrudato) sono stati chiamati a rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla coltivazione e traffico di sostanze stupefacenti e spaccio.
Sono tutti finiti al centro di una maxi inchiesta dei carabinieri, nome in codice «Navel»,che nel giugno dello scorso anno ha fatto scattare undici arresti, per un business milionario che sarebbe stato legato a doppia mandata con un gruppo palermitano. Le 20 mila piante, nascoste tra filari di vite, sono state scoperte il 21 giugno di un anno fa in un fondo di contrada Figotto.