Tutti hanno peccato. Chi di leggerezza, chi di inoperosità. Non ha dubbi la procura. Al punto tale da chiedere il processo a carico di amministratori comunali, tecnici e funzionari dell'Ato rifiuti. Dieci in tutto, tirati in ballo per la gestione di una discarica. Quella di contrada Stretto Giordano, ritenuta una bomba ecologica. Sito chiuso da anni e al centro di una staffetta, nella gestione, tra Comune e la società d'ambito da tempo in liquidazione. E uno dopo l'altro sono finiti al centro dell'inchiesta sindaci, attuale e del passato, ex dirigenti di Palazzo del Carmine e dirigenti, tecnici e funzionari dell'ex Ato rifiuti. Nella richiesta di rinvio a giudizio che il pm Luigi Leghissa ha depositato figurano nomi di prim'ordine nelle rispettive strutture. Il primo, seguendo lo stesso ordine della richiesta di rinvio a giudizio depositata alla Procura, è l'ex sindaco Salvatore Messana, 58 anni; l'ex capo dell'Ufficio Tecnico del Comune, Gaetano Corvo di 70 anni; l'ex presidente del Cda dell'Ato Cl1 Giuseppe Cimino, 68 anni; Graziano Scontrino, 42 anni, ex direttore tecnico Ato; Sergio Montagnino, 61 anni, direttore tecnico della discarica per conto dell'Ato; l'ex sindaco Michele Campisi, 54 anni; Salvatore Rumeo, 60 anni,responsabile dell'area tecnica della società d'ambito; Maria Elisa Ingala, 54 anni, commissario liquidatore dell'Ato rifiuti; il sindaco attualmente in carica Giovanni Ruvolo di 51 anni e chiude la lista Michele Panzica, 65 anni, esperto del Comune e direttore dei lavori di messa in sicurezza in emergenza della discarica di "Stretto". Ai dieci (assistiti dagli avvocati Giuseppe e Francesco Panepinto, Raffaele Palermo, Giacomo Butera, Sergio Iacona, Salvatore e Antonio Falzone, Diego Perricone, Agatino Cariola e Maria Donata Licata, Sonia Tramontana, Maria Giambra e Ippolito Cucchiara), nel chiedere il rinvio a giudizio, i sostituti Luigi Leghissa e Sofia Scappellato hanno contestato l'ipotesi, in concorso, di disastro ambientale e adulterazione o contraffazione di sostanze – acque in questo caso – destinate all'alimentazione. Con l'aggravante peraltro di avere provocato il disastro in un 'area naturale protetta sottoposta a vincolo paesaggistico. Sì, perché la discarica ricade nell'area d'Imera e valle del fiume Salso. E il reato, secondo i magistrati, sarebbe ancora in atto. (Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia del 1/10/2017)