Pubblicato il: 07/02/2017 alle 15:54
É un piccolo esercito d'imputati quello che tornerà alla sbarra. Ventiquattro in tutto coinvolti nel gran calderone delle inchiesta su droga, furti, incendi ed estorsioni ribattezzate «Cobra 67» , «Figaro» e «Giro di Vite». Che nella loro complessità hanno interessato oltre una sessantina d'imputati, una dozzina dei quali hanno poi optato per il rito abbreviato. La maggior parte no, sono andati in ordinario. E per loro si sono aperte le porte di un nuovo processo. Torneranno alla sbarra dopo le condanne, peraltro pesanti, rimediate al termine del primo grado del giudizio. Mentre sono divenute definitive diciannove assoluzioni.
In appello andranno i fratelli Ferrara, Vincenzo che ha rimediato 30 anni e Fabio e Ivan con 18 anni ciascuno; seguono poi, secondo entità della pena, Davide Palermo con 23 anni e 9 mesi; Manuel Mosca con 16 anni e 7 mesi; Nunzio Di Stefano che ha avuto 14 anni e 6 mesi; Francesco Fiandaca e Luana Scarlata con 12 anni ciascuno; Giovanni Germano Paladino con 11 anni oltre a 28 mila euro di multa; Maurizio Giudici al quale sono stati inflitti 10 anni e 1.500 euro di multa; Marianna Ventura che di anni ne ha avuti 10 anni; Fabio Celestri con 9 anni, 4 mesi e 30 mila euro di multa; Antonio Giudici che s'è visto comminare 8 anni, 6 mesi e 1.500 euro di multa; Claudio Candura che ne è uscito con la pena a 8 anni e 30 mila euro di multa; Carlo Sanfilippo condannato a 8 anni e 1.500 euro; Luigi Minnella ed Elia Giardina con 6 anni e 2 mesi e in più al solo Giardina anche 166 mila euro di multa; Alfredo Maffi uscitone con 6 anni; Giovanni “Castrenze” Di Girolamo 4 anni, 7 mesi e 5 mila euro; Borino Michele Cusenza 3 anni; Raimondo Alletto 2 anni e un mese; Davide Li Vecchi e Fausto Gaspare Dell'Utri con 2 anni; Giuseppe Ferrara condannato a un anno, 6 mesi e 4 mila euro di multa; Nico Amico ne è uscito con 10 mesi e 1.500 euro di multa e, infine, Umberto Niotta con la pena a 8 mesi.
I ventiquattro imputati (assistiti dagli avvocati Massimiliano Bellini, Salvatore Daniele, Dino Milazzo, Walter Tesauro, Sergio Iacona, Giacomo Vitello, Maria Francesca Assennato, Salvatore Amato, Michele Ambra, Dino Gabriele Magno, Ferdinando Milia, Boris Pastorello e Salvatore Cannata) sono stati ritenuti colpevoli, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga, furti, estorsioni e incendi. L'accusa, al termine della requisitoria replicata più volte, aveva proposto trentaquattro condanne e undici assoluzioni.
E sono state cinque parti civili (assistite dagli avvocati Andrea Di Carlo, Sandro Valenza e Salvatore Pirrello) alle quali al termine del primo processo il tribunale presieduto da Antonio Napoli (a latere Alex Costanza e Claudio Emanuele Bencivinni) ha riconosciuto il diritto a un risarcimento. Lo stesso Collegio giudicante, dopo la sentenza, ha emesso una decina di misure cautelari a carico di altrettanti imputati.
Da questo stesso processo, però, al di là di qualche assoluzione parziali anche tra i ventiquattro condannati, in 19 ne sono usciti totalmente indenni con la piena caduta delle contestazioni che erano state mosse dalla procura nei loro confronti. E il verdetto, per loro, non è stato impugnato. Così da essere ormai cristallizzato.
Le tre operazioni, due di polizia e una di carabinieri, che hanno preso in esame un vasto fronte di reati – dalla droga ai furti, dai danneggiamenti alle estorsioni, dagli incendi a pestaggi – sono scattate tra giugno 2010 e settembre 2012 con, globalmente, l'emissione di 43 ordini di custodia cautelare e una sfilza d'indagati.
(Vincenzo Falci, Giornale Di Sicilia)