Pubblicato il: 06/10/2024 alle 17:26
Due condanne per estorsione con modalità mafiose. Le ha chieste la procura nel processo con rito abbreviato che vede sotto accusa un presunto esponente di cosa nostra – almeno così lo ha riconosciuto una sentenza di otto anni fa – e un imprenditore che in passato ha avuto guai giudiziari per truffa.
I quattrini pretesi sarebbero serviti per il mantenimento dei detenuti in carcere
La pena più severa con 12 anni di reclusione in continuazione e 14 mila euro di multa è stata chiesta per il cinquantasettenne Giuseppe Dell’Asta che, nel 2016, è stato condannato a quattro anni per l’inchiesta su mafia e pizzo del 2010 ribattezzata «Redde rationem».
Sono stati 8 gli anni e 10 mila euro di multa, invece, proposti a carico del cinquantaquattrenne Giovambattista Vincitore che avrebbe spalleggiato l’altro per mettere nel mirino un imprenditore edile dal quale, secondo l’impianto accusatorio, avrebbero voluto una barca di soldi. Qualcosa, complessivamente, come settantacinquemila euro tra il dicembre 2021 e il marzo 2023, secondo la procura.
Queste le richieste di pena avanzate ieri, già al netto dello sconto di un terzo per via del rito abbreviato, a carico dei due imputati (assistiti dagli avvocati Davide Anzalone, Dino Milazzo e Boris Pastorello) chiamati a rispondere di estorsione aggravata dai metodi mafiosi e autoriciclaggio aggravato in concorso. Sono le contestazioni mosse a loro carico dai pm Stefano Strino e, ieri in aula, Maurizio Bonaccorso, al vaglio ora del gup Graziella Luparello.
Nei loro confronti si sono costituiti parti civili il Comune (avvocatesse Daniela Sollima e Roberta Giordano), l’imprenditore edile che sarebbe stato taglieggiato e il fratello (avvocatessa Renata Accardi) e l’associazione Rete per la Legalità Sicilia aps – associazioni e fondazioni contro il racket e l’usura (avvocato Luigi Cuba) che, adesso, si sono rifatti alle conclusioni della procura.
Secondo lo spaccato tracciato dagli inquirenti i due avrebbero rivestito ruoli un po’ differenti. Dell’Asta, in particolare,minacciandolo che in caso di mancato pagamento «qualcuno si sarebbe arrabbiato», si sarebbe preoccupato di convincere l’imprenditore edile a sottostare alle richieste di denaro.
L’altro, invece, amministratore unico della «Clis srl», avrebbe emesso in favore della vittima fatture false per fittizie forniture di materiale pubblicitario ed edile. Dopo avere ricevuto sul proprio conto corrente i bonifici eseguiti dall’estorto, avrebbe prelevato l'importo in contanti o al bancomat o allo sportello, consegnandone una parte a Dell'Asta.