Di seguito pubblichiamo un comunicato stampa a firma del presidente regionale di Italia Nostra Leandro Janni sulla riapertura della salita Matteotti:
“Il cosiddetto “marketing urbano e/o territoriale”, contemporanea panacea per gli irrisolti problemi delle nostre città, produce immagini consolatorie e seducenti, moltiplicando all’infinito tautologie e favole per adulti. Nell’illusione del buongoverno. Chi si contenta, comunque, gode e applaude. E magari brinda e sorride. Gli anni passano…
A New-Nissa, ridente metropoli del Centro-Perso, il turista new age è invitato a visitare la città e nello stesso tempo ad osservare certe vecchie cartoline illustrate che la rappresentano com’era prima: la Piazza centrale con la fontana monumentale al posto del Workshop creativo permanente multietnico, la Chiesa antica e l’annesso convento al posto della Stazione delle illusioni programmatiche, la Miniera di zolfo al posto della Fabbrica dei totem e dei simulacri. Per non deludere gli abitanti e i suoi cortesissimi amministratori, occorre che il turista new age lodi la città e i suoi dintorni nelle cartoline, e la preferisca a quella presente, avendo però cura di contenere il suo rammarico per i cambiamenti entro regole precise: riconoscendo che la magnificenza e la prosperità di New-Nissa, divenuta metropoli, se confrontate con la vecchia Caltanissetta, opaca e provinciale, non ripagano d’una certa grazia perduta. La quale può tuttavia essere goduta soltanto adesso, nelle vecchie cartoline, mentre prima – con la Caltanissetta vecchia e provinciale sotto gli occhi – di grazioso non ci si vedeva proprio nulla. E di certo non lo si potrebbe vedere oggi, se New-Nissa fosse rimasta tale e quale. E comunque la metropoli ha questa attrattiva in più: attraverso ciò che è diventata si può ripensare, con nostalgia, a quella città che era. Ovviamente nessuno osa dire che talvolta città diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome: esse nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili tra loro. Alle volte, anche i nomi dei luoghi, dei monumenti restano uguali. Così come i nomi degli abitanti e l’accento delle voci, e perfino i lineamenti delle facce. Ma qualcosa è cambiato, irrimediabilmente. E gli antichi direbbero che gli dei che abitano sotto i nomi e sopra i luoghi se ne sono andati senza dir nulla, e al loro posto si sono annidati estranei dei. E’ vano chiedersi se essi sono migliori o peggiori di chi li ha preceduti, dato che non esiste tra loro alcun rapporto, così come le vecchie cartoline non rappresentano New-Nissa com’era, ma un’altra città che, per caso, si chiamava Caltanissetta.
Queste parole, questo immaginifico commento a proposito del brindisi di fine anno “sulla bellezza” proposto dal sindacoGiovanni Ruvolo, che ha avuto luogo ieri sulla Salita Matteotti (un tempoTribunali, poi Tito Minniti), riguardo al nuovissimoMuseo d’artecontemporanea qui realizzato. La cosa che più mi ha colpito del lieto evento e che rimanda alle parole precedentemente spese, è la festosa convivenza, in questa città, tra cultori di storia locale (che scrivono appassionati saggi e romanzi sulla Caltanissetta che fu) e gli attuali, inesorabili cancellatori di storia, di memoria e di senso (comunemente definiti “rigeneratori”). Tra loro mai uno screzio, un diverbio. Un discreto dissenso. Che dire? Una sorta di enigma, di ineffabile paradosso – in qualche modo generosamente interpretato da chi scrive. Lontanissimo, opaco e polveroso appariva ieri il Monumento a Mauro Tumminelli, patriota e giurista nisseno”.