Pubblicato il: 19/02/2024 alle 11:32
(di Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia) È un ricco traffico d’auto taroccate quello che avrebbero gestito. Per un giro d’affari, almeno quello finito al centro delle indagini di polizia, di oltre un milione di euro. E per questo business sporco, adesso, in otto sono stati condannati: cinque con il rito abbreviato e i restanti tre passando per il patteggiamento della pena.
In abbreviato condannati, già al netto dello sconto di un terzo previsto dal rito, uno dei presunti capi della sospetta organizzazione, il sessantaquattrenne Eugenio Amico a 7 anni, 11 mesi e 8.484 euro di multa; il cinquantaduenne Luigi Matera con 4 anni, 3 mesi, 10 giorni e 5.675 euro; il cinquantaseienne Antonio Farruggia con 2 anni, 5 mesi e 10 giorni; la sessantenne Silvana Mangia un anno, un mese, 10 giorni e 100 euro di multa; il cinquantenne Giovanni Alessandro Piazza 6 mesi e 100 euro con pena sospesa. E, in più, a vario titolo sono stati condannati a risarcire i danni alle quattro parti civili costituite (assistite dagli avvocati Davide Anzalone, Maria Giambra e Pietro Sorce), tra loro anche la Findomestic banca.
È, invece, attraverso l’intesa con la procura che hanno patteggiato in tre la pena. A cominciare dai 5 anni e 5 mila euro di multa per il quarantottenne Michele Giarratana, pure lui ritenuto ai vertici della presunta rete di truffatori, l’«anima» e, ancora, il cinquantatreenne Giovanni Di Girolamo con 3 anni, 2 mesi e 4 mila euro e il cinquantottenne Michele Gioacchino Colasberna con 2 anni, 2 mesi, 10 giorni e 4 mila euro di multa. Questo il verdetto emesso dal gup David Salvucci.
Agli otto imputati (assistiti dagli avvocati Giuseppe Dacquì, Dino Milazzo, Danilo Tipo, Rosario Di Proietto, Mariangela Randazzo, Martina Vurruso e Ruggero Mancino) i pm Leo Scorza e Dario Bonanno hanno contestato le ipotesi, a vario titolo, di truffa aggravata, riciclaggio ricettazione, falso, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi.
Secondo il teorema accusatorio, la presunta organizzazione si sarebbe procurata auto – e al momento del blitz di polizia ne sono state sequestrate 9 – truffando società finanziarie o rubandole per poi “ripulirle” e rivenderle ad acquirenti all’oscuro di tutto.
Ma avrebbero fatto ricorso anche ad altri stratagemmi, come la sostituzione delle targhe con false denunce di smarrimento, atti notarili falsi oppure utilizzando auto con il numero di telaio ribattuto simulandone la provenienza estera o clonando i dati di auto che, in effetti, circolavano all’estero.
In particolare sono state 54 le auto “taroccate” individuate durante le indagini, diverse di elevato valore commerciale e, di queste, nove sono state al centro di un sequestro preventivo tra San Cataldo, Agrigento, Catania, Avellino e Reggio Calabria nel marzo dello scorso anno.