Pubblicato il: 13/04/2018 alle 19:28
Ci siamo trovati quasi casualmente a visitare, in una bella mattina di questo mese di Aprile, la Riserva Naturale Orientata di Capodarso, una delle più grandi riserve siciliane, gestita da Italia Nostra.
Durante la passeggiata ci siamo imbattuti nei resti della miniera Trabonella, una delle più importanti solfatare del centro sicilia.
Il paesaggio è spettrale, sembra che sia scoppiata una bomba atomica e tutti siano fuggiti improvvisamente, e nessuno sia più ritornato, lasciando tutto abbandonato alle intemperie e ai vandali.
Eppure ancora il fascino di questi posti è vivo e il sentimento che si prova a visitarli e di grande commozione se si pensa che nelle viscere della miniera riposano circa 170 minatori vittime di gravissimi incidenti sul lavoro.
Si prova anche amarezza per aver avuto, nei decenni passati, tanta strafottenza e incuria per questo incomparabile patrimonio culturale che rappresenta la nostra storia, la nostra memoria, il nostro recente passato.
Almeno alla miniera Gessolungo un tributo ai morti nel disastro del 1881 è stato concesso, ne è testimone il “Cimitero dei Carusi” appunto; a Trabonella tutto è passato nell'oblio, in silenzio, quasi che si volesse dimenticare, quasi che si volesse nascondere, oscurare, archiviare definitivamente una pagina della nostra storia, quasi che si volesse volontariamente dilapidare un patrimonio che potrebbe rappresentare, invece, una fonte di benessere e di ricchezza per tutti i siciliani.
In Italia più di 130 parchi minerari sono stati restaurati e recuperati con finanziamenti europei e sono perfettamente fruibili da tutti rappresentando un meraviglioso esempio di archeologia industriale.
Basterebbe copiare: non dovrebbe essere difficile presentare progetti validi, partecipare ai bandi europei e una volta ottenuti i finanziamenti restaurare le nostre miniere, metterle in rete con il patrimonio materiale ed immateriale che abbiamo; monumenti, chiese, paesaggi, archeologia, riserve, enogastronomia, tradizioni religiose, biodiversità, vivificando quel modesto ma buon turismo di qualità che tanta gente potrebbe portare dalle nostre parti.
E poi abbiamo un istituto minerario, un museo mineralogico e tanti ottimi e capacissimi tecnici tra periti e ingegneri minerari.
Sappiamo di non essere i primi a perorare la causa delle Miniere dismesse, molti autorevoli studiosi hanno scritto fiumi di inchiostro sull'argomento.
Noi ci limitiamo, in nome di quella democrazia partecipata tanto cara a Giovanni Ruvolo, a ricordare all’amministrazione comunale che le miniere possono rappresentare ancora una naturale fonte di ricchezza e soprattutto sono scolpite in modo indelebile nella storia recente della nostra città e nella memoria delle nostre genti.
Salvatore Giunta
Aldo Amico
Giancarlo Palmeri
I Circoli della Società Civile