Per ragioni diverse, ma secondo la difesa sono da assolvere tutti e tre gli imputati del processo d'appello per il crollo del muro in blocchi di Sabucina di via Gori del 28 gennaio 2009. Un improvviso cedimento della struttura muraria in una zona dove erano in corso dei lavori che provocò la morte sul colpo di due operai, Felice Baldi e Santo Notarrigo, i quali lavoravano alla canalizzazione delle acque che da via Eber confluivano nella stessa via Gori. Nel corso della udienza di venerdì si sono infatti completate le arringhe dei difensori con le richieste di assoluzione dall'accusa di omicidio colposo avanzate dagli avvocati Sergio Iacona, Michele Micalizzi e Raffaele Palermo per i loro clienti e cioè l'architetto Vincenzo Nucera, l'ex capo dell'Ufficio Tecnico comunale Armando Amico e il geologo comunale Giuseppe Bologna. L'avvocato Iacona ha chiesto l'assoluzione proprio di Bologna sostenendo che il suo assistito, in quanto geologo, non aveva il compito di pronunciarsi sulla stabilità di una struttura e inoltre quel giorno era presente in via Gori proprio per realizzare un dossier da inviare alla Protezione civile di Palermo per chiedere lo stato di calamità. "Dal processo – ha aggiunto l'avvocato Iacona – è inoltre emerso che non era possibile prevedere un pericolo di crollo immediato del muro di via Gori". L'avvocato Michele Micalizzi ha invece chiesto di mandare assolto Armando Amico sostenendo che l'ex capo dell'Ufficio Tecnico aveva emesso un provvedimento perché fosse messo in sicurezza il muro e quel provvedimento era invece stato ignorato. L'avvocato Raffaele Palermo ha concluso la sua arringa chiedendo l'assoluzione di Nucera, affermando invece che questi non aveva alcuna responsabilità dei lavori, sostenendo che "il direttore del cantiere era proprio l'operaio Nottarrigo e Nucera era solo un consulente del condominio, non aveva nessun ruolo nei lavori". La corte d'appello ha rinviato il processo al mese prossimo per le repliche del sostituto procuratore generale Lucia Brescia e le eventuali controrepliche degli avvocati Giuseppe Dacquì, Angela Bertolino, Linda Sabìa, Salvatore Pecoraro e Giuseppe Vella, legali di parte civile dei familiari delle vittime e dell'Inail e degli stessi difensori, gli avvocati Sergio Iacona, Michele Micalizzi, Giacomo Lo Presti, Raffaele Palermo e Giacomo Vitello. La dottoressa Brescia ha già chiesto la conferma delle condanne di primo grado, 3 anni e 2 mesi per Vincenzo Nucera e 2 anni e 2 mesi per Armando Amico e Giuseppe Bologna. (Vincenzo Pane, La Sicilia del 27 maggio 2017)