“L'ex assessore Linda Vancheri, nel 2015, visse con molta preoccupazione l’indagine condotta dalla Dda nissena nei confronti di Antonello Montante per paura di essere, anch’essa, coinvolta per la gestione dell’assessorato regionale delle attività produttive e dei fondi per Expo 2015”. Lo ha detto l'ex preisdente dell'Irsap Alfonso Cicero nel corso dell'udienza del processo sul Sistema Montante che si è svolta nell'aula bunker di Caltanissetta. Imputati nel processo, che si celebra in primo grado dinanzi al tribunale presieduto da Francesco D'Arrigo, l'ex leader di Confindustria, Antonello Montante, l'ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, gli ex assessori regionali, Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l'ex commissario Irsap Mariagrazia Brandara, oltre che esponenti delle forze dell'ordine e dell'imprenditoria. Cicero, difeso dall'avvocato Annalisa Petitto, è considerato teste chiave del processo dove è parte civile.
“Linda Vancheri – ha continuato Cicero risponendo alle domande dei pm Claudia Pasciuti, Davide Spina e Dario Bonanno – prima di recarsi alla Procura di Caltanissetta, nel mese di giugno 2015, quale persona informata sui fatti, era stata istruita da Montante per sapere quali fatti riferire o meno agli inquirenti nell’ambito dell’indagine a carico dell’ex ‘paladino antimafia'”.
L’ex presidente dell’Irsap ha affermato che “la Vancheri aveva nominato diversi soggetti nei ‘ruoli chiave' dell’assessorato attività produttive indicati da Montante in quanto strettamente legati a quest’ultimo e, altresì, che l’allora dirigente generale dell’assessorato, Alessandro Ferrara, era succube della Vancheri”.
“Le mie nomine nei ruoli di commissario straordinario e poi di presidente dell’Irsap – ha dichiarato Cicero – erano state ostacolate da Montante, il quale, tramite la Vancheri e, successivamente, Ivan Lo Bello e Giuseppe Catanzaro – esponenti di ‘primo piano' di Confindustria definiti da Cicero la “triade” di Montante – voleva defenestrarmi dalle aree industriali per le ‘pressioni' che Montante aveva ricevuto da taluni ambienti che riservavano sentimenti di odio nei miei confronti per l’azione di contrasto al malaffare che avevo intrapreso nei miei anni trascorsi nelle Asi”.
“Montante – ha affermato Cicero – per la mia nomina al vertice dell’Irsap aveva, più volte, ‘cambiato rotta' in relazione all’esigenza che si presentava o meno di utilizzare, a suo consumo, l’azione di contrasto al malaffare che aveva caratterizzato il mio impegno nelle Asi e, in tal modo, potere sconfessare le campagne mediatiche che mettevano in dubbio la genuinità del percorso di Montante e della cosiddetta ‘stagione della legalità' e, altresì, per difendersi dalla pesante inchiesta condotta dalla DDA nissena resa nota da un articolo pubblicato da La Repubblica, il 9 febbraio 2015, a firma di Attilio Bolzoni”.
Cicero, ha dichiarato che in una conversazione intercorsa nel 2015 via sms aveva scritto alla Vancheri che la stessa – e chi agiva nell’ombra – erano “collusi”, e Montante, “immediatamente dopo tali messaggi -ha detto Cicero – attivò, nel ruolo di ‘mandante', mediante diversi soggetti, molteplici ritorsioni poste in essere negli anni nei miei confronti, allo scopo di intimidirmi e procurarmi danni sotto tutti i profili”. I pubblici ministeri proseguiranno l’esame di Cicero all’udienza del prossimo 16 settembre.