Hanno respinto ogni addebito i due quindicenni arrestati dai carabinieri con l'accusa di aver sequestrato, minacciato e torturato un tredicenne in un garage in zona "Badia" a Caltanissetta. I due giovannissimi, attualmente detenuti in un Istituto Penale Minorile, sono stati interrogati questa mattina dal giudice Bianca Maria Bonafede. Il primo, difeso dall'avvocato Walter Tesauro, si è difeso dicendosi innocente e ha rappresentato la sua versione dei fatti. Stessa cosa per il secondo quindicenne, difeso dallo studio "NT Nemola Termini", che ha respinto ogni addebito. "Dovevamo vendergli una sigaretta – ha raccontato quest'ultimo – e durante l'incontro c'è stato un alterco tra il mio amico e il ragazzo. Per sedare questa lite mi sono messo in mezzo e ho pure preso un ceffone e, di conseguenza, ho spintonato il tredicenne. Quest'ultimo in un successivo momento, accompagnato da altre persone, si era anche presentato per chiarire il tutto e ci eravamo stretti la mano. Nei messaggi che gli ho inviato successivamente infatti gli dicevo di spiegare alla madre che avevamo chiarito, cosa che effettivamente è avvenuta". Per entrambi i quindicenni gli avvocati hanno chiesto la revoca o la sostituzione della misura cautelare con una misura più lieve. Il giudice si è riservato e per il momento i due minori restano in Ipm.
I fatti che vengono loro addebbitati risalgono a settembre scorso quando, secondo la ricostruzione degli investigatori, i due attirarono con la scusa di vendergli una sigaretta elettronica un tredicenne e una volta fatto entrare nel garare lo avrebbero legato a una sedia e tappato la bocca con del nastro adesivo. La vittima, sempre secondo quanto ricostruito, sarebbe poi stata colpita ripetutamente con schiaffi, pugni sulla nuca, calci alle caviglie e minacciato anche con attrezzi da lavoro. Dopodiché lo avrebbero cosparso con acqua e olio per motori contenuto in un secchio e gli avrebbero avvicinato un accendino alla nuca minacciandolo di dargli fuoco. Una volta liberato il tredicenne sarebbe andato subito a casa e avrebbe raccontato tutto alla madre che lo ha subito portato dai carabinieri per sporgere denuncia.