Pubblicato il: 18/06/2024 alle 10:47
“La pagina che non c'era” è un concorso letterario nazionale piuttosto originale, in quanto unisce la lettura creativa alla scrittura mimetica: i partecipanti devono letteralmente immergersi nella lettura di un libro e aggiungere una pagina che deve integrarsi con assoluta naturalezza nel testo, in quanto scritta con lo stesso stile e la stessa coloritura che darebbe lo scrittore. E' quello che ha fatto Emanuela Fagone, della classe IIIAC del Liceo “R. Settimo”, con il libro “Comandante” di Sandro Veronesi ed Edoardo De Angelis, edito da Bompiani, dal quale è nata la sceneggiatura dell'omonimo film pluripremiato.
La pagina della studentessa è risultata la più coerente con il testo ed Emanuela ha vinto il primo premio nel concorso nazionale, per la qualità della scrittura che ha seguito i passi di Veronese e De Angelis in modo fedele. Lettura e scrittura si sono intrecciate nel lavoro portando la giovane scrittrice ad ottenere questo successo, giunto anche grazie all'incoraggiamento della docente di Italiano Valeria Natale e alla profonda convinzione della Dirigente della scuola Irene Cinzia Maria Collerone che crede fermamente nella possibilità che ogni agone stimoli gli studenti a fare del loro meglio.
Vi proponiamo a margine la lettura di questa emozionante pagina:
Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi: Comandante
Rigo 13, pagina 85, capitolo 23 Stiepovich
È un tempo che sa di sale, come quello del mare che si insinua nelle narici e invade i polmoni. Ma il mare adesso è la mia trincea e il mio accampamento, territorio sicuro e nemico, è tutto nello stesso momento.
Il sale del mare ora è il supplizio che corrode la pelle dei naufraghi e il ferro e l'acciaio del battello.
Esisterà un inferno fatto di macchine, con macchine che tormentano per contrappasso le macchine che hanno torturato altre macchine quando erano in funzione. Macchine pluridecorate. Saranno fortunate, non proveranno dolore, andranno in cortocircuito o i loro ingranaggi saranno sparpagliati sul pavimento dopo aver ricevuto il colpo; io sono come loro.
Non è vero che volevo sostituire Poma, avevo voglia di sparare, e il Comandante lo sapeva. Dietro un velo caritatevole di soccorso mi apposto come ghiaccio dietro al cannone.
Tengo conto del rinculo dell’arma.
Tengo conto del rumore cavo dello sparo.
Carico il cannone.
Chiudo la culatta.
Miro.
Sparo.
Vedo il fuoco. Osservo il mio stivale sbucare dal vuoto, la mia gamba ora è sparsa qua e là insieme ai resti della granata, la risposta nemica. Ho preso il bersaglio. Poi ho preso il loro cannone. È finita.
Il Comandante tiene il mio viso volto verso l’alto per ammirare il mio sacrificio: via una macchina per una vita. Quello era il mio compito. Perché allora votare un’intera esistenza alla guerra se non si è disposti a morire?
È violenza brusca e realistica, che permea nell’animo di ogni brutale combattente, per questo abbassiamo il passamontagna, tutti si infervorano per l’adrenalina, io vedo solo uomini che si nascondono perché non sono più umani, macchine che hanno la bandiera arrotolata sul pennone. Vedo il fuoco, sì, che affonda i miei esecutori, è lo stesso, ammazza anche loro.
Esisterà un paradiso fatto di macchine che si prenderanno cura degli uomini che hanno affondato macchine che trasportavano uomini. Chiudo gli occhi. Spiro. Vado a scoprirlo.
Profondo che lascis pensare sul significado Della guerra
da brividi… complimenti