Pubblicato il: 16/03/2019 alle 14:39
Pioggia di condanne chieste dalla procura generale. Esattamente 42, come il numero degli imputati ora in appello al processo «Les jeux sont faits» su presunte truffe allo Stato con slot machine taroccate. Le hanno sollecitate i sostituti Pg Antonino Patti e Lucia Brescia che, però, hanno rinunciato ai motivi d’appello in relazione all’ipotesi di peculato, già caduta al termine del primo processo. Le richieste dell’accusa sono passate per qualche inasprimento di pena e qualche piccola riduzione. Ma è stata proposta la colpevolezza di due imputati assolti nel primo processo da ogni capo d’imputazione e per i quali è stato avanzato appello dalla stessa procura generale. Questi due casi, in particolare, hanno riguardato l’ambulante Salvatore Di Marca per il quale ieri pomeriggio sono chiesti 12 anni di carcere e Giuseppe Vinci – ex dipendente degli imprenditori Allegro – con una proposta di 2 anni e 8 mesi.
Poi l’accusa ha sollecitato, per tutti i capi d’imputazione tranne il peculato, la pena in continuazione a 10 anni di reclusione per Salvatore Allegro (4 anni nel primo processo); per Marco Angotti 12 anni (erano 8 anni);
conferme per Alfredo D’Anna, agente di polizia municipale, con 3 anni; Maria Grazia Amico, Matteo Lombardo e Biagio Mangiavillano con 2 anni ciascuno; inasprimento per Lirio Torregrossa con 3 anni (un anno in primo grado) per tutte le ipotesi escluso il peculato; sono 3 gli anni per Salvatore Cataldi (12 mesi in precedenza); Francesco Nardulli, maresciallo della finanza, scenderebbe a 3 anni e 4 mesi ( 4 anni in tribunale); riduzione anche per Agostino Sergio Longo, assistente capo di polizia con 3 anni e 10 mesi (erano 4 anni e 6 mesi); conferma per il finanziere Giuseppe Monterosso con 2 anni e 8 mesi; e conferme anche per l’imprenditore Luigi Allegro con 3 anni, così come per una schiera di gestori agenzie di scommesse e di locali, ossia Aldo Alessandro Foglietto, Aldo Vito Amico, Alessandro Domenico Farruggia, Alfonso Martorana, Anna Iapichino, Fabio Massimiliano Saja, Francesco Paolo Cravotta, Franco Bingo, Giancarlo Barberi, Giuseppe Amedeo Foglietto, Giuseppe Corbo, Giuseppe D’Anca, Giuseppe Monelli, Luigi Lo Monaco, Luigi Lombardo, Maria Catena Giuseppa Lipani, Maria Paternò, Maurizio Lo Piano, Michelangelo Vinciguerra, Pietra Di Marco, Roberto Lo Bello, Salvatore Arcangelo Romano, Salvatore Fonti, Salvatore Frangiamore, Salvatore Massimo Barberi, Santo Bassolino, Vincenzo Felice Martorana, Vincenzo Lanzafame tutti condannati in primo grado a un anno ciascuno.
I quarantadue imputati (difesi dagli avvocati Massimiliano Bellini, Giuseppe Panepinto, Giuseppe Dacquì, Rosario Di Proietto, Giovanni Di Giovanni, Alberto Fiore, Dino Milazzo, Salvatore Daniele, Sergio Iacona, Salvatore Amato, Antonio Impellizzeri, Cristina Alfieri, Gianluca Amico, Boris Pastorello, Walter Tesauro, Michele Ambra, Calogero Buscarino, Flavio Sinatra, Anna Sammartino e Salvatore Pirrello) sono accusati a vario di corruzione,tentata concussione e frode informatica. E la procura genarale ha impugnato anche le assoluzioni dalle accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa e concorso esterno.
Il sostituto pg Patti, tra le pieghe della requisitoria ha sostenuto che «Cosa nostra e gli Allegro erano in sinergia e appoggiò Giusy Mosca – era il 2004 – per le elezioni comunali… è un rapporto che abbraccia un po’ più in generale gli Allegro e la cellula nissena di Cosa nostra». La stessa accusa ha aggiunto che «Cosa nostra offriva appoggio agli Allegro e questi ricambiavano con soldi… per un’attività a monte disonesta, perché le macchinette erano truccate».
E ieri stesso, dinanzi la corte d’Appello presieduta da Fabio Di Giacomo Barbagallo, hanno replicato gli avvocati Giovanni Di Giovanni, Giuseppe Panepinto e Calogero Buscarino chiedendo le assoluzioni dei rispettiviassisttiti. Mentre per le parti civili solo il Comune (assistito dagli avvocati Raffaele e Riccardo Palermo) ha presentato ieri la comparsa conclusionale. Non l’Agenzia delle entrate che si era già costituita in primo grado. (Vincenzo Falci, Giornale di Sicilia)