Gentile redazione, sono la figlia di un paziente cardiopatico di 76 anni che dal 12 al 28 di giugno è stato ricoverato all’ospedale Sant’Elia. Sentivo la necessità di fare un elogio ai medici, gli infermieri e gli Oss che in quei giorni lo hanno curato. Leggo sempre il vostro giornale, che apprezzo, ma anche i commenti spesso feroci e offensivi contro il personale che, sovente sotto organico, cura i nostri pazienti nel migliore dei modi. Sì, perché quello che ho riscontrato in quei giorni è stata una grande professionalità e umanità nella cura del malato.
Mio padre, gran camminatore e in buona forma, nonostante la sua cardiopatia (negli anni è stato sottoposto a intervento di cardiochirurgia per by pass al Civico di Palermo e installazione di un defibrillatore da parte del cardiologo Calogero Geraci) poco prima del suo ricovero ha cominciato ad accusare strani disturbi. Una febbricola costante durata per qualche giorno alla quale è seguito uno strano stato di sonnolenza, rallentamento nel parlare, fatica. A quel punto lo abbiamo portato in pronto soccorso dove è risultato il sodio al di sotto della norma e valori alterati del sangue.
Per via della mancanza dei posti letto nei reparti è rimasto per qualche giorno nel reparto guidato da Salvatore Amico. Ed è stato proprio lui il nostro primo angelo. Un medico dalla spiccata professionalità e umanità. Ad un certo punto del suo ricovero mio padre ha avuto, probabilmente per via di questo stato febbrile, uno scompenso che lo ha portato ad avere un sub edema polmonare con asma cardiaca. Ad un tratto ha cominciato ad accusare mancanza di respiro, la saturazione è letteralmente crollata, sudava copiosamente. Il dottore Amico si è letteralmente precipitato e in poco meno di mezz’ora, assistito dai suoi infermieri, lo ha letteralmente riportato in vita. Senza mai perdere la calma ha trattato mio padre con grande professionalità, rassicurandolo per tutto il tempo. Un episodio che non dimenticheremo mai perché non finiremo mai di essergli grati.
E ovviamente un elogio va anche ai giovani e bravi medici e infermieri del suo reparto che lo hanno costantemente seguito. Durante i giorni di permanenza in pronto soccorso ho notato come i medici siano letteralmente sommersi dall’arrivo di nuovi casi e debbano destreggiarsi tra l’apertura di nuove cartelle, con qualche paziente meno critico che spesso pretende di essere curato prima di altri (ho potuto constatare l'arroganza con cui spesso ci si rivolge al medico) e altri invece, molto critici, in codice rosso per via di incidenti o problematiche di natura medica. Senza fermarsi un attimo aprono cartelle, richiedono esami, visitano e medicano pazienti, o ne rianimano altri.
L’indomani è seguito il ricovero nel reparto di Malattie Infettive, guidato dal primario Giovanni Mazzola, dove è stato monitorato per lo stato febbrile e gli approfondimenti del caso, sempre seguito da medici umani e professionali, così come gli infermieri e gli Oss, che non gli hanno fatto mancare cure mediche e supporto psicologico. A breve infatti avremmo avuto eventi importanti in famiglia e mio padre non vedeva l’ora di lasciare l’ospedale. Certo nessuno di noi pensava che sarebbe tornato alla vita di prima, viste le gravi condizioni iniziali e invece le rassicurazioni dei medici andavano in questo senso.
Dopo pochi giorni, poiché l’unico problema rimasto rimaneva lo scompenso cardiaco è stato trasferito nel reparto di Cardiologia. Qui i medici diretti dal dottore Felice Rindone hanno completato in maniera egregia il lavoro dei loro colleghi. Con farmaci di ultima generazione utilizzati per la cura dello scompenso cardiaco e il monitoraggio costante in pochi giorni lo hanno rimesso in piedi nel vero senso della parola. Mio padre, tolto l’ossigeno, ha cominciato con le sue prime passeggiate in reparto. Le sue condizioni sono migliorate di giorno in giorno e già, pochi giorni dopo le sue dimissioni, ha ripreso la sua vita di prima. La mattina presto, prima che faccia troppo caldo, ha ripreso le sue lunghe passeggiate. Ovviamente non rinuncia ad uscire neanche nel pomeriggio. Dieta sana, due litri d'acqua al giorno e la terapia prescritta hanno notevolmente migliorato le sue condizioni. E quando le temperature lo consentono, insieme a mia madre esce, va al supermercato e passeggia, e il suo stato di qualche giorno fa è rimasto ormai solo un brutto ricordo. Insomma è tornato a stare bene e non possiamo che ringraziare tutti coloro i quali hanno contribuito a riportarlo alla sua vita normale. Sentitamente grazie a tutti i medici, infermieri e Oss che lo hanno seguito. Lettera firmata