Continue liti tra padre e figlio, un 80enne e un 45enne, che sono sfociate nel tempo in minacce e percosse.A Caltanissetta un anziano vedovo benestante, dalla morte della moglie, in più occasioni, avrebbe subito aggressioni, anche violente, da parte di uno dei figli. Alla base dei litigi e delle aggressioni ci sarebbero interessi e pretese patrimoniali dell’ingrato figlio verso il padre. Qualche anno fa l’anziano uomo avrebbe intestato delle proprietà al figlio, ma quest’ultimo – che esercita un continuo, morboso, controllo sulla vita del padre – oggi avanzerebbe altre pretese e si sarebbe già impossessato di altri beni dell’anziano genitore. La situazione qualche sera fa sarebbe degenerata con una ennesima violenta lite sfociata in aggressione fisica da parte del figlio nei confronti delpadre che si è visto costretto, suo malgrado, a denunciare i fatti.Numerosi sono gli studi che concentrano il loro interesse sul figlio vittima di abusi, maltrattamenti e percosse. Le ricerche in ambito di violenza familiare, infatti, si sono focalizzate principalmente sul problema del maltrattamento dei figli e delle mogli, ma hanno trascurato un fenomeno che, con il passare degli anni, ha sempre maggior peso e diffusione. Ancora oggi si conosce e si studia poco riguardo a come i genitori possano essere vittime del comportamento dei figli, intendendo per “vittime” il fatto che nel tempo subisconoveri e propri reati, di solito di carattere violento, quali lesioni, aggressioni, tentati omicidi e talvolta omicidi. Il più delle volte gli atti violenti sono generati da interessi economici. I figli ritengono, a torto, che gli anziani genitori debbano cessare di avere interessi personali e continuare ad occuparsi, invece, esclusivamente dell’interesse dei figli. Per cercare di definire in maniera compiuta il fenomeno della violenza dei figli nei confronti dei genitori, qualche anno fa, è stata effettuata una raccolta di casi di vittimizzazione parentale, avvenuti in Italia negli ultimi undici anni. La fonte è quella delle cronache estratte da alcuni quotidiani nazionali, sia in formato cartaceo che di pagina elettronica. I casi individuati sono 50, compresi in un arco di temporale di dieci anni, in cui uno o entrambi i genitori sono stati vittime dei loro figli. Dall’analisi dei dati è emerso che i figli autori dei reati sono maschi nell’82% dei casi, contro il 18 % delle femmine. Tra queste ultime, in metà dei casi hanno agito assieme al fidanzato. I figli violenti hanno un’età compresa tra i 15 e i 45 anni. I genitori vittima, invece, hanno un’età compresa tra i 41 e i 90 anni. Gli studiosi sostengono che questo tipo di violenza è considerata una sorta di “tabù”, un fenomeno tenuto nascosto e in molti casi negato dagli stessi genitori che, restii nel denunciare i propri figli, tentano di preservare un’immagine armoniosa e mite della famiglia. Solo gli episodi con esiti più drammatici e cruenti scuotono l’opinione pubblica e attraggono l’interesse della cronaca. I fenomeni di vittimizzazione meno eclatanti invece restano nell'ombra, ma non per questo possono essere considerati meno allarmanti, soprattutto in un’ottica di adeguata (ed auspicabile) prevenzione del crimine.