Pubblicato il: 12/11/2014 alle 12:05
Peppe Cammarata
Vent'anni di reclusione ciascuno. E' la pena che questa mattina il Gup di Caltanissetta, Francesco Lauricella, ha inflitto a Giuseppe Cammarata, figlio del capomafia di Riesi Pino, e a Massimo Amarù, che sono stati riconosciuti colpevoli dell'omicidio dell'imprenditore licatese Giuseppe Ritrovato, assassinato alla periferia di Butera l'1 giugno del 2004. I due imputati – difesi dall'avvocato Danilo Tipo – erano stati incriminati lo scorso gennaio dopo un'indagine dei carabinieri del Reparto operativo che s'era avvalsa delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Gaetano Scibetta e Giuseppe Toscano. Per i due imputati, il pubblico ministero della Dda Stefano Luciani aveva chiesto pene differenti: l'ergastolo per Cammarata e 20 anni per Amarù.
I due imputati, peraltro, nei mesi scorsi avevano ammesso ai magistrati della Dda di avere partecipato all'agguato, ammettendo le proprie responsabilità ma senza tirare in ballo altri complici. In particolare Giuseppe Cammarata confessò di aver sparato contro l'auto di Ritrovato, mentre Amarù disse che si trovava  alla guida della vettura con a bordo il commando. Secondo il teorema accusatorio, Giuseppe Ritrovato fu assassinato dalla famiglia di Cosa Nostra di Riesi perché ritenuto un traditore perché – da vivandiere del boss latitante Vincenzo Cammarata, fratello di Pino – fu sospettato di aver rivelato informazioni ai carabinieri per consentire l'arresto del capomafia.
Massimo AmarùMa l'imputato Giuseppe Cammarata ora condannato, durante il processo, ha invece fornito un altro movente del delitto, spiegando che la vittima fu uccisa per essersi intromessa in una estorsione e aver imposto suoi familiari in una fornitura di materiale edile. Sgarri che Cosa Nostra non tollerò, deliberandone l'omicidio.